
L’ad del primo istituto di credito lancia un appello al governo, in vista dell’approvazione della Manovra
C’è un’idea che Carlo Messina ripete più volte nel corso di un’intervista a La Stampa: «La priorità di chiunque abbia una visione e una responsabilità sociale deve essere aiutare i poveri e tutti coloro che stanno pagando il prezzo più alto della crisi: vale per il governo e i parlamentari, vale per le aziende che stanno facendo utili e devono dare più soldi ai lavoratori, come abbiamo fatto noi stanziando 75 milioni di euro per bonus ai dipendenti».
Il banchiere più importante del Paese è ottimista sul futuro dell’Italia, la vede solida, piena di aziende dinamiche e competitive, ricca dei risparmi delle famiglie, guidata da un governo «che non è certo peggiore degli altri Paesi europei, dove non vedo campioni del mondo, e che ha approvato una manovra ragionevole».
Per l’ad di Intesa Sanpaolo l’urgenza è superare i prossimi 6-7 mesi, che saranno ancora duri. Poi l’economia si allontanerà progressivamente dall’incubo della guerra e ripartirà. Nel frattempo bisogna pensare ai quasi 10 milioni di poveri. Dimenticarsi dei condoni fiscali, «che rappresentano il peggio». E trattare «con l’Ue per ripensare il Pnrr: subito le opere che possono dare beneficio immediato al Pil, per le altre negoziamo tempi più lunghi».
Sul Reddito di cittadinanza il governo ha iniziato la stretta sugli occupabili: questo va in direzione contraria rispetto al bisogno di sostenere chi paga il prezzo della crisi: «Ho sempre sostenuto il Reddito, perché c’è un forte tema di povertà ed equilibrio sociale da tutelare. Ora dobbiamo porre attenzione alla definizione di “occupabili”: se poi non lo sono davvero e non possono avere altre fonti di sostentamento si rischiano davvero forti tensioni sociali. Rispetto agli occupabili è giusto fare una riflessione: è ovviamente meglio offrire un lavoro che un sussidio, ma bisogna capire chi davvero sia in condizioni di età e formazione tali da divenire occupato».
Un altro punto controverso della manovra è il Fisco, tra tetto al contante e multe tolte a chi nega il Pos: «Il futuro è il digitale, non il contante: è questa la direzione in cui andare. L’evasione è una piaga, che tra l’altro incide negativamente sul rapporto debito/Pil. Bisognerebbe ragionare bene sui capitali all’estero», ha concluso Messina