
A livello territoriale i laureati sono il 17,2 per cento al Centro, il 15,3 per cento al Nord-ovest, il 14,9 per cento al Nord-est, il 13,8 per cento nel Meridione e il 13 per cento nelle Isole
Negli ultimi 10 anni diminuiscono sistematicamente gli analfabeti, le persone che sanno leggere e scrivere ma non hanno concluso un corso regolare di studi e quelle con la licenza di scuola elementare e di scuola media. Emerge dal censimento dell’Istat sulla popolazione residente e sulla dinamica demografica del 2021.
La quota più significativa di popolazione, pari al 36,3 per cento, è in possesso del diploma (oltre 5 punti percentuali in piu’ rispetto al 2011). Tra il 2011 e il 2021 si dimezzano gli analfabeti (dall’1,1 per cento allo 0,5 per cento), diminuiscono le persone che non hanno proseguito gli studi dopo il primo ciclo della scuola primaria e aumentano laureati (dall’11,2 per cento al 15,0 per cento) e dottori di ricerca (dallo 0,3 per cento allo 0,5 per cento).
A livello territoriale i laureati sono il 17,2 per cento al Centro, il 15,3 per cento al Nord-ovest, il 14,9 per cento al Nord-est, il 13,8 per cento nel Meridione e il 13 per cento nelle Isole. Le quote più elevate di titoli di studio bassi si rilevano invece al Sud. Con il 19,1 per cento il Lazio è la regione con l’incidenza più elevata di laureati e di dottori di ricerca (0,8 per cento) a cui si contrappone la Puglia (12,9 per cento e 0,3 per cento), al pari di Valle D’Aosta/Valle’e d’Aoste, Campania, Basilicata, Calabria e Sicilia.
I Grandi Comuni, con più di 250 mila residenti, continuano a essere un polo di attrazione per i più istruiti: la quota di laureati registra un picco (29,1 per cento) a Milano e Bologna, che dal 2011 guadagnano sei punti percentuali. Più contenute, ma sempre sopra la media nazionale del 15 per cento, le incidenze di laureati a Palermo, Napoli e Catania, che in dieci anni crescono tra i 2,5 e i 3,2 punti percentuali