
I timori per il rallentamento dell’economia, i messaggi intransigenti contro l’inflazione della Fed e della Banca centrale europea e le “4 streghe” hanno pesato sull’andamento delle Borse
Chiusura in negativo per le Borse europee nell’ultima seduta della settimana. Il Ftse 100 di Londra chiude a -1,22% a 7.335,70 punti e il Cac 40 di Parigi perde l’1,08% a 6.452,63 punti. Il Dax tedesco arretra dello 0,69% a 13.889,35 punti, mentre l’Ibex di Madrid chiude a -1,24% a 8.117,18 punti. Chiusura in territorio negativo anche per Piazza Affari. L’indice Ftse Mib segna -0,16% alla fine dell’ultima seduta settimanale, attestandosi a 23.688,16 punti.
I timori per il rallentamento dell’economia, i messaggi intransigenti contro l’inflazione della Federal Reserve e della Banca centrale europea e le scadenze tecniche di future e opzioni su indici e azioni hanno pesato sull’andamento delle Borse, che dopo la brusca frenata della vigilia hanno chiuso ancora deboli.
Del resto i segnali che arrivano dall’economia non promettono niente di buono per l’inizio del 2023. In Europa l’attività manifatturiera a dicembre rimane in contrazione, mentre Eurostat ha rivisto al rialzo, al 10,1%, la stima dell’inflazione di novembre.
Negli Usa le vendite al dettaglio di novembre sono diminuite dello 0,6%, facendo registrare il peggior dato in quasi un anno, mentre attività manifatturiera e terziaria sono peggiorate a dicembre. Per altro a livello geopolitico non arriva nessun segnale di distensione dal fronte ucraino.
A Piazza Affari sono andate bene le banche, fatta eccezione di Bper, poco variata. I riflettori sono rimasti accesi su Unicredit (+1,7%) e Azimut (+6%), dopo l’annuncio a sorpresa della partnership commerciale. Hanno chiuso in rialzo anche Iveco (+0,53%), Leonardo (+0,36%) e Prysmian (+0,63%), mentre Diasorin (-3,68%), dopo la buona performance dei giorni scorsi, ha accusato il peggior calo del Ftse Mib. Fuori dal paniere principale, Fincantieri è salita dell’1,53% nel giorno della presentazione del piano industriale.
Sul mercato valutario, l’euro vale 1,0615 dollari (ieri in chiusura a 1,064) e 145 yen (146,54), mentre il rapporto dollaro/yen è 136,66 137,75). E’ in deciso calo il prezzo del petrolio dopo tre giorni di aumenti: il future gennaio sul Wti cede il 2,7%, attestandosi a 74 dollari al barile. Crolla il gas: il contratto di gennaio perde il 14,6% attestandosi a 114,99 euro per megawattora.