
La cifra complessiva dell’inflazione a novembre è stata spinta i prezzi dell’energia aumentati del 13,3% rispetto all’anno precedente e i prezzi dei prodotti alimentari sono balzati del 6,8%
A novembre l’inflazione giapponese segna un aumento del 3,7%, trainata dai prezzi delle importazioni di cibo ed energia ulteriormente gonfiati da uno yen debole. Mai così alta da 40 anni a questa parte.
Secondo il Ministero degli affari interni e delle comunicazioni, l’indice nazionale dei prezzi al consumo di base, esclusi i prodotti alimentari freschi volatili, è aumentato per il quindicesimo mese consecutivo, ben al di sopra dell’obiettivo di inflazione del 2% di lunga data della Banca del Giappone, che ritiene che la pressione inflazionistica globale sia transitoria.
Il governo di Tokyo ha riferito che la cifra complessiva dell’inflazione a novembre è stata spinta i prezzi dell’energia aumentati del 13,3% rispetto all’anno precedente per il Giappone, che ha scarse risorse. Nel frattempo, i prezzi dei prodotti alimentari, esclusi i prodotti alimentari freschi volatili, sono balzati del 6,8%, segnando l’aumento più netto dal febbraio 1981, i dati hanno mostrato, con i consumatori che avvertono il colpo man mano che sempre più rivenditori stanno aumentando i loro prezzi.
L’IPC core-core, che esclude sia gli alimenti freschi che i prodotti energetici, è aumentato del 2,8%, segnando otto mesi consecutivi di aumento, ha affermato anche l’ufficio statistico.
Martedì scorso, la Boj ha lasciato invariato il suo tasso di interesse di riferimento e ampliato la banda di oscillazione di rendimento dei titoli di Stato giapponesi a 10 anni. Il policy board della BoJ ha deciso all’unanimità di mantenere un tasso di interesse negativo del -0,1% sui conti correnti che le istituzioni finanziarie detengono presso la banca centrale.
La banca continuerà inoltre ad acquistare una quantità necessaria di obbligazioni senza fissare un limite massimo in modo che i rendimenti a 10 anni rimangano intorno allo 0%. Tuttavia, l’istituto centrale ha deciso di ampliare la gamma delle fluttuazioni del rendimento dei titoli a 10 anni tra il meno 0,5% e lo 0,5%, dall’attuale fascia di meno 0,25% a 0,25%.
La banca ha dichiarato di essere disposta ad adottare ulteriori misure di allentamento, se necessario. La banca prevede inoltre che i tassi di interesse ufficiali a breve e lungo termine rimangano ai livelli attuali o inferiori.