Meglio senza la politica Zero Covid di Pechino, ma preoccupa l’invecchiamento del gigante asiatico
Per chi investe nel mercato della Cina, la “crescita è al minimo nel 2022, ma in accelerazione“, con un Pil che è atteso “passare da un +3,0% nel 2022 (peggior dato degli ultimi 40 anni, eccetto il 2020) a un valore intorno al +4,5% nel 2023, tornando sul sentiero di graduale rallentamento seguito in precedenza”. Lo dicono gli economisti di via dell’Astronomia, cioè del Centro Studi di Confindustria, che però invitano anche ad aspettare a dire che il peggio è passato.
Secondo gli esperti della confederazione infatti “la ripartenza potrebbe vacillare a inizio anno per l’impennata nei contagi da Covid” ma di contro “è atteso un graduale miglioramento di domanda domestica e produzione industriale dopo la frenata di fine 2022. I dati Pmi di dicembre confermano questa tendenza, con valori ancora in territorio negativo ma in miglioramento e con la componente dei nuovi ordini nei servizi che segna il suo massimo da maggio”.
L’inflazione non è il vero spettro del Dragone, restando essa moderata, mentre nel medio termine “i rischi per l’economia derivano da mercato immobiliare, tendenze demografiche, tensioni geopolitiche”. Tra i fattori positivi, “l’uscita dalla politica zero-Covid dovrebbe facilitare la ripresa: problemi come la carenza di manodopera legata ai contagi dovrebbero essere di breve durata mentre la fiducia di imprese e consumatori potrebbe riprendersi più gradualmente”.
È il mercato immobiliare di Pechino a soffrire ancora i postumi del 2022, benché secondo quanto riportato nel rapporto dal centro studi “s’intensifica lo sforzo del governo per evitare una crisi. Il settore dell’edilizia abitativa rimane in profonda caduta, con un calo sensibile delle vendite e di avviamenti, completamenti e finanziamenti di nuovi cantieri. Agli effetti diretti si aggiunge il calo delle vendite di terreni, con possibili ripercussioni negative sulle finanze dei governi locali. Per sostenere gli acquisti di immobili, il governo centrale sta predisponendo molteplici misure di contenimento dei tassi sui mutui, anche attraverso una loro indicizzazione su base geografica rispetto all’andamento dei vari mercati immobiliari locali”. Un altro dato da non trascurare la notizia più preoccupante di questo periodo, almeno per il governo cinese: dopo anni di continua crescita, la popolazione cinese per la prima volta è in contrazione: “il tasso di natalità, in calo già da anni, ha toccato un minimo storico: 6,77 nascite ogni 1.000 persone (da 7,52 nel 2021). Questo rischia di pesare sulle prospettive di crescita del paese: serve ora un cambio di passo tecnologico, un aumento della produttività che compensi, in prospettiva, la minore crescita della forza lavoro e degli occupati”.