Tutti gli aiuti previsti per le famiglie dei lavoratori, confermati o riformati nel 2023
Tra riforme e riconferme, sono tante le agevolazioni che saranno stanziate per i genitori lavoratori anche nel 2023. Alcuni degli aiuti erogati negli anni scorsi sono stati abrogati e ora ricadono nel maxi insieme di quanto è prerogativa dell’Assegno unico e universale. Ma quali sono le agevolazioni per chi lavora e ha un figlio a carico?
Anzitutto anche per il 2023 è possibile beneficiare del bonus asilo nido, il contributo economico erogato dall’Inps per i genitori con figli in età da asilo, anche adottati. Possono farne richiesta in realtà sia i genitori lavoratori che quelli senza impiego e copre due casi: il pagamento della retta per la frequenza all’asilo oppure altre forme di supporto a domicilio, per i minori di tre anni con patologie croniche. Questo sostegno può arrivare fino a tremila euro per gli Isee fino a 25mila euro, mentre per quelli fino a 40mila euro scende a 2500 euro, a 1500 euro per quelli superiori. Per richiederlo basta inviare richiesta sul portale online nel sito dell’Inps, oppure tramite il Call center ai numeri 803 164 (gratis) e 06 164164 (a pagamento), o ancora tramite patronato.
Poi c’è anche il capitolo congedi. L’ultima Manovra ha concesso, o per il padre o per la madre che siano lavoratori dipendenti un mese di congedo facoltativo retribuito all’80% del loro stipendio, da aggiungere alle altre misure già in vigore in materia di congedi parentali previsti per le famiglie nei primi 12 anni di vita dei figli. Quindi non va confuso con il congedo di maternità, che prevede un’indennità dello stesso valore ma dura cinque mesi ed era già previsto prima della Manovra; e nemmeno si tratta di un nuovo congedo di paternità, che prevede invece una indennità al 100% della retribuzione e un periodo di astensione dal lavoro di 10 giorni. Si applica fino ai 6 anni di vita del figlio o entro il sesto anno dall’ingresso in famiglia del bambino nel caso di adozione o affidamento. Eppure il congedo facoltativo ha comunque qualcosa a che fare con i congedi di maternità e paternità: si può fruire di esso infatti solo se i genitori, sia il padre che la madre, hanno già terminato i periodi di astensione dal lavoro a loro specificamente riferiti.
Ovviamente la misura regina resta l’Assegno unico universale, introdotto lo scorso anno e che è andato ad assorbire altre tipologie di bonus. Si tratta di un sostegno che spetta a chi ha figli a carico, a partire dal settimo mese di gravidanza della madre e fino al 21esimo anno di età, in presenza di alcuni requisiti. Non ha invece limite anagrafico per i figli con disabilità, e va da un massimo di 175 euro a un minimo di 50 euro sulla base dell’Isee. Con la Legge di Bilancio 2023 si è applicato un’aumento dell’importo fino al 50%, legato però all’Isee. Cioè, a partire dal prossimo marzo, l’assegno è maggiorato della metà del suo valore per chi ha figli con meno di un anno, per i figli da uno a tre anni se il nucleo familiare ha tre o più figli e un Isee fino a 40mila euro e per tutte le famiglie con almeno quattro figli a carico. Anche qui occhio alle distinzioni: l’assegno unico non va confuso con l’Assegno per il Nucleo Familiare (ANF), che ormai però non spetta più ai genitori lavoratori. Dal 1° marzo 2022, specifica l’Inps con circolare 34/2022, l’ANF non è più rivolto alle alle famiglie “con figli e orfanili”.