Il bot di intelligenza artificiale non rispecchierebbe i requisiti di trasparenza necessari a tutelare la sicurezza delle informazioni condivise
Quello dell’intelligenza artificiale è il nuovo terreno di scontro dei grandi colossi tech americani. Dopo l’allarme lanciato da Google sulla tecnologia ChatGPT, anche Amazon corre ai ripari avvisando i propri dipendenti di non fornire alcuna informazione confidenziale della compagnia allo strumento di scrittura di OpenAI.
La casa madre del sistema di chat infatti non sarebbe trasparente sulla propria politica di trattamenti di dati e condivisione di informazioni aziendali riservate. Ad allertare Amazon anche il fatto che in alcuni casi le risposte fornite da ChatCgp abbiano fornito dati simili a quelli aziendali di carattere interno.
«I vostri input – ha spiegato un avvocato di Amazon ai dipendenti – potrebbero essere utilizzati come dati di addestramento per ulteriori implementazioni di ChatGpt e non vorremmo che le sue risposte includano o somiglino alle nostre informazioni riservate. Ho già assistito a diversi casi in cui i risultati corrispondono strettamente a materiale esistente».
A incrinare ulteriormente i rapporti fra l’intelligenza artificiale di Musk e Amazon ci sarebbe anche il pacchetto di investimenti da 10 miliardi di dollari confluiti nelle casse di OpenAi da Microsoft, tra i principali concorrenti dello shopper. Dall’altro lato della sfida, gli stessi dipendenti di Amazon secondo cui il bot sia in grado di aumentare la velocità di revisione dei codici di circa 10 volte, favorendo la produttività interna.