
La direttiva Ue incontra l’ostacolo di un paese arretrato, ma nel 2050 bisogna arrivare a emissioni zero
Per adeguare le case italiane al “primo step” della nuova direttiva europea sulla casa green, cioè portare gli immobili alla classe di efficienza energetica E, serviranno 630 anni. Per ulteriori migliorie, potrebbero servirne oltre tremila. E il Parlamento Europeo invece punta a ridurre le emissioni create dagli immobili non ottimizzati e a scarso risparmio energetico entro il 2030. Il quadro che emerge da un’ipotetica “pagella” del settore immobiliare italiano, simulando l’attivazione della direttiva europea proposta all’Irlanda, è desolante.
Il testo arriverà in plenaria tra cinque giorni, giovedì 9 febbraio. È stato necessario accomodare oltre 1500 emendamenti nel testo prima che Popolari (Ppe) Socialisti (S&D), Liberali (Renew), Verdi e Sinistra, guidati nella commissione Industria ed Energia (Itre) del Pe dall’irlandese Ciaran Cuffe, trovassero un accordo. Eppure non basta, perché il testo ancora ha da vedere la luce ma già incontra le resistenze di alcuni paesi. In primis l’Italia: ad alzare la voce è l’associazione dei costruttori edili Ance, che sostiene che i tempi necessari per riqualificare tutto il patrimonio immobiliare italiano alle nuove regole potrebbero essere dell’ordine di centinaia, se non di migliaia di anni.
Troppo poco tempo
Se il testo passasse entro il 1 gennaio 2030 gli immobili residenziali dovranno rientrare nella classe energetica E, e nel2033 sarà obbligatorio passare alla classe D. Obiettivo, arrivare alle emissioni zero al 2050, pur prevedendo alcune eccezioni: case di vacanza, palazzi storici ufficialmente protetti, chiese e abitazioni indipendenti di meno di 50 metri quadrati. Un piano ambizioso che punta a ridurre, grazie a interventi come il cappotto termico agli edifici ad esempio, la dispersione energetica (e quindi i conseguenti sprechi ed emissioni) del 25%.
Mentre la politica , Fratelli d’Italia e Lega in primis, accetta in linea di massima la proposta di finanziare il tutto anche con fondi del Pnrr, i costruttori puntano il dito contro i meccanismi burocratici. Infatti Ance sottolinea in una nota che “la capacità tecnica di realizzare gli interventi c’è, ma bisogna avere la politica e gli strumenti per tenere questo ritmo e raggiungere l’obiettivo”.