
La lista Ue delle giurisdizioni fiscali non cooperative include paesi che non hanno avviato un dialogo costruttivo con l’Unione sulla governance fiscale o non hanno rispettato i loro impegni di attuare le riforme necessarie
Si allunga la lista dei paradisi fiscali. L’Unione europea ha inserito ora anche la Russia nell’elenco dove compaiono, per volere del consiglio dei ministri dell’Economia, anche le Samoa americane, Anguilla, Bahamas, Isole Vergini Britanniche, Costa Rica, Figi, Guam, Isole Marshall, Palau, Panama, Samoa, Trinidad e Tobago, Isole Turks e Caicos, Isole Vergini americane e Vanuatu. Per l’Ue sono “giurisdizioni non cooperative a fini fiscali“.
La lista include infatti Paesi che non hanno avviato un dialogo costruttivo con l’Unione sulla governance fiscale o non hanno rispettato i loro impegni di attuare le riforme necessarie. Tali riforme dovrebbero mirare a rispettare una serie di criteri oggettivi di buona governance fiscale, che comprendono la trasparenza fiscale, una tassazione equa e l’attuazione di norme internazionali volte a prevenire l’erosione della base imponibile e il trasferimento degli utili.
La Russia è inclusa dopo che il gruppo del codice di condotta ha vagliato la nuova legislazione russa adottata nel 2022 rispetto ai criteri di buona governance fiscale del codice e ha rilevato che Mosca non aveva adempiuto all’impegno di affrontare gli aspetti dannosi di un regime speciale per le società holding internazionali. Inoltre il dialogo con la Russia su questioni relative alla tassazione si è interrotto a seguito dell’aggressione russa contro l’Ucraina.