
Non più solo armi ma droni e sistemi di mappatura legati all’intelligenza artificiale
La guerra in Ucraina potrebbe essere ricordata, nella storia, come uno dei primi esempi di guerra ibrida ossia una guerra che, a differenza di quanto avveniva in passato, non si svolgeva più solo sui campi di battaglia ma anche su quello economico e, soprattutto informatico.
A prescindere dai vari attacchi hacker più o meno rivendicati da entità filorusse, è indubbio che anche le armi usate non sono più quelle di una volta. Il settore aerospaziale e della Difesa statunitense, ad esempio, ha registrato negli ultimi due anni, un aumento esponenziale di investimenti nelle start up focalizzate proprio in questo particolare ramo.
Tradotto in numeri si parla di qualcosa come 6,7 miliardi di dollari. E i dati lo confermano, soprattutto quando si considerano alcune voci particolare come quella riguardante lo sviluppo di droni o di strumenti di mappatura e tracciamento direttamente legati all’intelligenza artificiale. Oppure si fanno paragoni con altri settori di investimento dello stesso campo. Interessante anche una panoramica non solo sulle aziende dedicate alla difesa e allo sviluppo delle tecnologie ma anche a quelle che fanno parte dell’indotto, ovvero tecnologie di trasporto merci e aiuti militari, altro possibile bacino di sviluppo.
Ma non solo gli USA si stanno muovendo in questo senso. Nel 2023 l’Alleanza atlantica punterà alla creazione di un suo acceleratore per tecnologie legate alla difesa.
Il motivo di un cambiamento del genere è presto detto e facilmente individuabile: il moltiplicarsi e l’acuirsi degli antagonismi e delle tensioni a livello mondiale hanno messo in pericolo gli equilibri internazionali. Non solo ma hanno anche portato a ridiscutere i ruoli di leadership rivendicati da nazioni come gli USA e da macrozone di importanza strategica come l’Europa.
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