
Secondo l’associazione, in audizione al Senato, il caro materiali ha “sconvolto il settore” mentre le banche hanno “contratto i crediti”
Il Decreto Legge n.13/2022, emanato con l’obiettivo di velocizzare l’attuazione del Pnrr non affronta due questioni determinanti: il caro materiali e le difficoltà delle imprese di ottenere le garanzie necessarie per partecipare alle gare d’appalto e ricevere l’anticipazione contrattuale.
Lo ha affermato l’Ance nell’audizione al Senato, sottolineando il problema del caro materiali “ha letteralmente travolto, per non dire, “sconvolto” il sistema delle costruzioni”. “La situazione – ha dichiarato il vicedirettore generale Romain Bocognani – sta diventando insostenibile e occorre un intervento urgente per sbloccare i pagamenti alle imprese, considerato che a gennaio 2023: dei fondi per il secondo semestre 2021 era stato pagato dal MIT solo il 13%; dei fondi per il periodo gennaio-luglio 2022 era stato pagato dal MIT solo il 2%; per i fondi per il periodo agosto-dicembre 2022, e’ appena iniziata l’istruttoria”.
“Con questo ritmo – ha avverito l’Ance – le imprese aspetteranno ancora anni prima di essere ristorate, con tutto ciò che ne consegue sul rischio di un imminente blocco delle opere in esecuzione”.
Secondo l’associazione dei costruttori, è fondamentali adottare due misure: la prima riguarda la possibilità per il ministero delle Infrastrutture e trasporti di anticipare alle stazioni appaltanti una parte dei fondi per il caro materiali richiesti nel 2022 e non ancora erogati.
“Tale proposta – è stato spiegato – si rende necessaria visto che, solo considerando 4 le opere in corso non prioritarie (non PNRR), al momento risultano ancora da istruire circa 11.000 domande e che le richieste formulate sono inferiori alla dotazione dei fondi”.
La seconda misura riguarda la conferma, attraverso una norma interpretativa, della possibilità di accedere ai fondi per il caro materiali per il 2023 anche per chi ha avuto accesso ai fondi destinati alle opere in corso nel 2022. “Si tratta di risorse utilizzabili per lavori eseguiti in annualità diverse – sostiene l’Ance – pertanto la limitazione prevista non appare giustificabile ed al contrario, è fortemente negativa perché i cantieri rischiano di bloccarsi”.
Sul tema delle garanzie, l’Ance registra una forte contrazione da parte degli istituti bancari e assicurativi nel rilasciare alle imprese le garanzie necessarie per la partecipazione e, soprattutto, per l’esecuzione degli appalti pubblici, nonché per l’erogazione dell’anticipazione contrattuale.
“Solo considerando RFI, al netto delle gare già affidate (circa 5 miliardi di euro), tra le gare bandite nel 2022 e quelle in programma per il 2023 – è stato sottolineato nel corso dell’audizione alla Commissione Bilancio – nei prossimi mesi verranno affidati lavori per circa 30 miliardi, molti dei quali ricompresi nel PNRR. Ciò vuol dire le imprese nei prossimi mesi si troveranno nella necessità di trovare garanzie fideiussorie per oltre 12 miliardi di euro, tra anticipazione e garanzia definitiva”.
L’Ance ritiene necessario adottare due misure: estendere ai contratti in corso di esecuzione, affidati dalle stazioni appaltanti che operano nei settori speciali, lo svincolo progressivo della cauzione definitiva, così da alleggerire il “castelletto” delle imprese; prevedere la facoltà per Sace di avvalersi di riassicuratori e controgaranti del mercato privato al fine di ottimizzare la gestione del rischio.
Inoltre, in considerazione della previsione di un forte incremento dei bandi di gara nel corso dell’anno, in attuazione del Pnrr, occorre evitare – secondo l’Ance – che tali procedure si concentrino in un lasso di tempo eccessivamente limitato; bisogna invece favorire la massima partecipazione da parte delle imprese ed evitare il fenomeno delle gare deserte, che negli ultimi due anni è raddoppiato per effetto sia del mancato aggiornamento dei prezzi a base di gara, sia della forte concentrazione delle gare in determinati periodi dell’anno.
(foto IMAGOECONOMICA)