
L’obiettivo di Eni-Cfs è realizzare e rendere operativo entro due anni, nel 2025, il primo impianto pilota a confinamento magnetico per la produzione netta di energia da fusione
Eni rafforza la sua partnership con Cfs (Commonwealth Fusion Systems), spin-out del Massachusetts Institute of Technology (Mit) per accelerare l’industrializzazione dell’energia da fusione. Il Cane a sei zampe ha investito per la prima volta in Cfs nel 2018 e ne è azionista strategico, ma l’accordo appena siglato a Boston rafforza la collaborazione tra le due società, unendo l’esperienza ingegneristica e di project management di Eni ad una serie di progetti a supporto di Cfs e lo sviluppo e distribuzione dell’energia da fusione su scala industriale.
L’obiettivo è infatti ambiziosissimo: realizzare e rendere operativo entro due anni, nel 2025, il primo impianto pilota a confinamento magnetico per la produzione netta di energia da fusione. Ed entro i primissimi anni del prossimo decennio costruire la prima centrale elettrica industriale da fusione in grado di immettere elettricità nella rete. «Vedremo realizzata la prima centrale elettrica di Cfs basata sulla fusione a confinamento magnetico all’inizio del prossimo decennio, avendo poi davanti a noi quasi vent’anni per diffondere la tecnologia e raggiungere gli obiettivi di transizione energetica al 2050. Questo vorrà dire disporre a livello industriale di una tecnologia in grado di fornire grandi quantità di energia senza alcuna emissione di gas serra prodotta in modo sicuro, pulito e virtualmente inesauribile fornendo un contributo sostanziale alla transizione energetica», ha commentato l’ad di Eni, Claudio Descalzi.
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