
La procura di Milano ha chiesto l’archiviazione sulla famigerata inchiesta “depistaggio”, ordita da ex Eni
Eni prende atto con soddisfazione del decreto di archiviazione emesso dalla Procura della Repubblica di Milano nei confronti della società in relazione al procedimento penale del cosiddetto “depistaggio”, cioè la comunicazione ai magistrati da parte di ex Eni di una presunta tangente da oltre un miliardo di dollari che sarebbe stata versata da Eni e Shell in Nigeria. Lo si legge in una nota del gruppo.
Eni mette in evidenza come “nel decreto la Procura specifichi che l’ipotesi di reato contestata alla Società in base al DL 231/2001, vale a dire l’induzione a rendere dichiarazioni mendaci di Vincenzo Armanna nell’ambito del procedimento penale Opl245, si fondasse unicamente sulle dichiarazioni rilasciate da soggetti privi del requisito dell’indipendenza (specificatamente Piero Amara, Vincenzo Armanna e Giuseppe Calafiore) e che non hanno trovato alcun riscontro nell’ambito dell’attività investigativa”.
Eni afferma inoltre che “ha altresì appreso dal decreto che, alla luce di quanto illustrato, la Procura della Repubblica ha esercitato l’azione penale nei confronti di Amara, Armanna e Calafiore reputando il loro narrato calunnioso nei confronti dell’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, e del direttore Human Capital & Procurement Coordination della Società, Claudio Granata”.
(foto IMAGOECONOMICA)