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Lavoro

Pasqua “sulla ciminiera” nel Sulcis: la situazione alla Portovesme

Giulia Guidi
8 Aprile 2023
Pasqua “sulla ciminiera” nel Sulcis: la situazione alla Portovesme
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Un reportage dell’Ansa dal sito produttivo in Sardegna vicino alla chiusura C’è l’ansia per il proprio futuro occupazionale, apprensione per le difficoltà economiche di famiglie per lo più monoreddito, ma […]

Un'assemblea per decidere nuove iniziative di lotta si è trasformata in un corteo dall'ingresso principale della Portovesme srl ai cancelli dei mezzi pesanti per un blocco a Portovesme,  27 marzo 2023. ANSA/Fabrizio Fois

Un reportage dell’Ansa dal sito produttivo in Sardegna vicino alla chiusura

C’è l’ansia per il proprio futuro occupazionale, apprensione per le difficoltà economiche di famiglie per lo più monoreddito, ma anche la speranza che il progetto di riconversione della fabbrica possa rappresentare un nuovo inizio dal punto di vista professionale e personale.

E’ questa la Pasqua degli operai della Portovesme srl, che da 18 mesi portano avanti una battaglia per scongiurare la chiusura dei siti produttivi nel Sulcis e nel Medio Campidano e mantenere i propri posti di lavoro: 1450 tra diretti e indiretti, ai quali si aggiunge un gruppo di lavoratori interinali, dice l’Ansa.

Molti di loro hanno un’età media che si aggira sui 40 anni, hanno contratto dei mutui per la casa e costruito una famiglia; qualcuno, più specializzato, sta già pensando di andare a lavorare fuori dall’Isola. Nei prossimi giorni negli uffici della Regione verrà discussa la cassa integrazione a zero ore per 120 dipendenti della fonderia di San Gavino, per ora fuori dal progetto di revamping dell’azienda.

“Ieri abbiamo smobilitato il presidio dell’assemblea permanente ma la battaglia continua e le iniziative di lotta non si fermeranno” dice Cristiano, uno dei lavoratori della fonderia nel Medio Campidano a casa con una cassa integrazione a zero ore e uno stipendio dimezzato.

“Non sarà una Pasqua serena perché ad oggi non abbiamo nulla in mano e ci è rimasto solo l’amaro in bocca. Ora attendiamo che in questi tre mesi l’azienda predisponga lo studio per il nuovo progetto sulla produzione di batterie che ha annunciato e soprattutto di leggere le carte di questa riconversione – osserva – il problema energetico oggi sembra accantonato ma noi crediamo che si sarebbe potuto fare qualcosa di più, anche da parte del governo. Speriamo non ci siano ulteriori slittamenti”.

Cristiano ha 44 anni e ha festeggiato il suo compleanno tre giorni dopo essere entrato in assemblea permanente: “non è la prima volta che invece di festeggiare una ricorrenza dobbiamo pensare al nostro lavoro a rischio – ricorda – a settembre, nell’ultimo giorno del viaggio di nozze è arrivata la notizia dell’annuncio della fermata della linea del piombo”. Matteo di anni ne ha 34 e lavora a Portovesme: “Dopo il Natale scorso sarà l’ennesima festività con questo clima di incertezza e con, ormai, la convinzione che il tempo sta passando e che né il governo regionale né quello nazionale hanno avuto modo di intervenire sul tema dell’energia. Parole ne sono state spese tante ma fatti ne abbiamo visto pochi”.

Rispetto ai loro colleghi di San Gavino, gli operai del Sulcis hanno una cassa integrazione a rotazione nei vari reparti e il taglio dello stipendio si aggira tra il 30 e il 40 per cento. “Nelle case c’è preoccupazione – ammette – nel territorio vivono prevalentemente lavoratori monoreddito ed è chiaro che questo clima crea tensione in famiglia. Si valuta bene se ogni euro sia essenziale da spendere e se ogni spesa debba essere affrontata subito o possa essere rimandata. In un momento in cui tutto è più caro, l’inflazione porta la famiglia a far slittare alcune spese anche sanitarie, ma per quanto tempo?”, si chiede.

Nelle sue parole c’è tanta “frustrazione, perché i governi che si sono succeduti in questi mesi non sono stati in grado di cogliere le nostre preoccupazioni”. Andare a cercare lavoro fuori? “Molti di noi hanno costruito una vita qui e attualmente la fabbrica non sta chiudendo e si è in attesa di conoscere il nuovo percorso. Certo è che nei ragionamenti tra di noi si parla già di provare nuove strade lavorative e gli operai più specializzati si stanno guardando attorno – ammette – Qualcuno ha già dato le dimissioni”.

(foto ANSA)

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