Sulla tavola per Pasqua questa volta la tradizione difficilmente può essere rispettata, se state assaporando l’agnello, immancabile solitamente in questa giornata, siete tra i fortunati che hanno potuto comprarlo, sia per il costo elevato, circa 18 euro al chilo, ma anche fortunati nel trovarlo.
Un vero bene di lusso quest’anno l’agnello pasquale. Gli italiani a Pasqua mettono in tavola i piatti tipici regionali, a partire dai due classici napoletani pastiera e casatiello, ma sono sempre più numerosi quelli che hanno rinunciato proprio a lui, all’agnello.
I dati al momento sui consumi lo danno in calo del 20% per colpa dei rincari. Il costo medio, come già detto, si aggira sui 18 euro al chilo, circa il 10% in più rispetto allo scorso anno.
Il dato arriva dalla Cia Agricoltori Italiani che precisa che il prodotto è in forte contrazione rispetto agli anni passati a causa della crisi della pastorizia tradizionale verticale, tipica attività delle regioni appenniniche e delle isole. Gli agnelli sul mercato, infatti, provengono principalmente da Sicilia, Puglia, Toscana e Sardegna. In questi giorni, rileva la Confederazione a cui aderiscono 900 mila agricoltori italiani, il 90% delle nascite è programmato per questo periodo, nascite che si sono ridotte del 25%, passando da 350 mila del periodo pre pandemia alle attuali 250 mila.
Anche le importazioni dall’estero sono in forte calo, quasi dimezzate. Il 50% delle carni proviene da Est Europa, Spagna, Grecia. Molte di queste tipologie straniere sono più a buon mercato, ricorda Cia, ma di qualità inferiore, perché gli agnelli sono spesso allevati in stalla e svezzati con latte artigianale.
Per cercare di valorizzare il prodotto sempre più bersagliato dalle critiche degli ambientalisti Cia ricorda che sono state create denominazioni di origine certificata come la Dop agnello sardo e le Igp del centro Italia e dell’abbacchio romano. In questi casi, il costo al consumo è di circa 1,50 euro in più al chilo.
Magari questa Pasqua è un po’ più veg.