Conterranno incrementi rispetto ai circa 18-20 miliardi inziali che tuttavia non colmeranno le distanze con la valutazione da 31 miliardi di euro fatta da Vivendi
Sono pronte le due nuove offerte di Kkr e Cdp per la rete di Tim, da presentare per martedì 18 aprile. Conterranno incrementi rispetto ai circa 18-20 miliardi inziali che tuttavia non colmeranno le distanze con la valutazione da 31 miliardi di euro fatta da Vivendi. Lo riferisce Ansa.
Il socio francese, che ha fatto sapere di volere un’assemblea straordinaria sulla vendita della rete, è comunque pronto a dare battaglia già all’assemblea ordinaria di giovedì 20 aprile.
Tra i punti all’ordine del giorno oltre al bilancio 2022 e alla nomina del consigliere per il posto lasciato libero dal ceo di Vivendi, Arnauld de Puyfontaine, c’è la politica di remunerazione che il primo azionista, con quasi il 24% del capitale, ha messo nel mirino contestando i compensi previsti per i manager di Tim, a partire dall’amministratore delegato Pietro Labriola.
Sul tema è attesa questo lunedì una risposta fra quelle che il cda fornirà a grandi e piccoli soci in vista dell’assemblea che anche quest’anno si terrà a porte chiuse e col voto espresso attraverso un unico rappresentante designato. E’ stato infatti nei giorni scorsi il presidente del gruppo di tlc, Salvatore Rossi, a chiedere ai francesi di tradurre in quesiti le critiche espresse nella pesante lettera del 7 aprile al board in cui Vivendi ha definito insoddisfacenti i risultati raggiunti e contestato il lavoro del comitato nomine e remunerazioni in particolare sul fronte dei bonus e degli incentivi milionari previsti per Labriola.
Si tratta peraltro di compensi che il ceo incasserebbe solo al raggiungimento di certi obiettivi e qualora le azioni Tim arrivassero a valere in Borsa 1,5 euro, cinque volte di più dei 30 centesimi delle attuali quotazioni. Tra le indicazioni di voto, che Vivendi come gli altri azionisti di Tim dovrà far avere entro la vigilia dell’assemblea, il gruppo francese ha già preannunciato il suo no alla politica di remunerazione, che rischia quindi di non ottenere il via libera dei soci.
Difficile è poi prevedere l’esito del voto sulla sostituzione del dimissionario de Puyfontaine. In sostanza Vivendi non voterà per Paola Bruno, la candidata dei fondi che potrebbe invece essere nominata col voto degli investitori istituzionali. Né tanto meno appoggerà l’altro candidato al posto in consiglio, il presidente dei piccolo soci di Asati, Franco Lombardi.
Sul fronte della rete, mentre il governo assiste allo scontro fra il socio privato francese e il cda di Tim, all’interno del quale Vivendi non ha più alcun rappresentante, il cda esaminerà in una riunione il 4 maggio le offerte migliorative che arriveranno da Cdp con Macquarie da una parte e da Kkr dall’altro.
Essendo già state ritenute insufficienti dal board nella loro prima versione c’è da chiedersi se i ritocchi basteranno per renderle accettabili. Sempre il mese prossimo potrebbe poi tenersi l’assemblea nella quale il primo azionista del gruppo italiano ha i numeri per bocciare la vendita della società della rete.