Un eventuale sì alla terza rata chiude solo la primissima sfida della trattativa tra il governo Meloni, il ministro Raffele Fitto e Bruxelles sul nuovo Pnrr
Lo scorporo dei due progetti per gli stadi di Firenze e Venezia ha di fatto dato il là all’ultima fase della valutazione dell’Ue sulla terza tranche di pagamento dei fondi per il Pnrr. Ma non è sufficiente. A quanto apprende l’Ansa, difficilmente la Commissione ultimerà il suo giudizio entro la deadline prevista del 30 aprile.
La luce verde però, non dovrebbe tardare ad arrivare: nella prima parte del mese di maggio l’esecutivo europeo potrebbe rendere noto la sua decisione. E c’è soprattutto un progetto sul quale i funzionari di Palazzo Berlaymont si stanno dilungando: quello relativo alla riforma dei porti italiani.
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Ufficialmente, a Bruxelles, non pronunciano una sillaba sugli specifici target sotto esame. “Sono in corso i lavori di valutazione della terza richiesta di pagamento dell’Italia e i nostri servizi sono in stretto contatto con le autorità italiane in questo contesto”, si è limitata ancora una volta a dire la Commissione.
Ribadendo un concetto: la valutazione si concretizza solo dopo aver esaminato “tutte le tappe e gli obiettivi pertinenti legati a una specifica richiesta di pagamento”.
Ed è in queste poche righe che si concentra il rush finale del negoziato tra Roma e Bruxelles. Sul dossier porti le criticità sembravano, finora, concentrate sulla durata delle concessioni e sul ruolo dell’Autorità dei trasporti sulle gare, che l’Ue vorrebbe più rilevante. L’impressione è che le due parti stiano arrivando ad un punto di incontro ma, evidentemente, manca ancora l’ultimo miglio.
I due progetti di rigenerazione urbana che includevano il nuovo stadio di Firenze e il Bosco dello Sport di Venezia spariscono, invece, dal Pnrr italiano e sembrano destinati ad essere finanziati con fondi nazionali.
Il loro scorporo, tuttavia, non dovrebbe intaccare l’entità della terza tranche di pagamenti (19 miliardi) soprattutto se la Commissione non considererà i due milestone come rilevanti per la sua valutazione.
Un eventuale sì alla terza rata chiude solo la primissima sfida della trattativa tra il governo Meloni, il ministro Raffele Fitto e Bruxelles sul nuovo Pnrr.
La Corte dei Conti Ue, in una relazione stilata per 6 Paesi membri, ha rilevato per l’Italia “scarsa chiarezza” sui risultati attesi dalle misure finanziate dal Pnrr per la digitalizzazione delle scuole e “notevoli ritardi”, in alcune regioni, sul programma di connettività a banda larga degli edifici scolastici. Criticità che Roma è chiamata ad eliminare parallelamente al lavoro per aggiornare il suo piano con l’aggiunta del capitolo RePowerEu e l’eventuale traslitterazione di alcuni progetti (per cui la deadline del 2026 è sufficiente) alla programmazione di coesione.
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Una mossa che richiede comunque la modifica del Partnership Agreement tra Roma e Bruxelles sui fondi di Coesione per il settennato 2021-27. L’eventuale spostamento di alcuni progetti alla Coesione, tuttavia, non prevede quello dei fondi del Next Generation previsti per i progetti stessi.
Ed è qui che si inserisce un possibile jolly nel mazzo italiano: l’ipotesi di includere alcune risorse del Next Generation nel nuovo regime degli aiuti di Stato previsto dal piano per il rilancio dell’industria verde in Europa.
Se ne parlerà in occasione della revisione del bilancio europeo attesa in una estate che, sul fronte del Pnrr, si preannuncia caldissima.
(foto SHUTTERSTOCK)