Si consente un “uso più flessibile” dei contratti a termine, spiega lo stesso governo, “mantenendo comunque fermo il rispetto della direttiva europea sulla prevenzione degli abusi”
Con le nuove regole stabilite nel decreto lavoro approvato il Primo Maggio c’è un utilizzo più flessibile dei contratti a tempo determinato. Regole che varranno per i contratti di durata tra i 12 e i 24 mesi, comprese le proroghe e i rinnovi.
Per i rapporti di lavoro a termine fino a 12 mesi continua a non essere richiesta l’indicazione delle causali, ovvero dei motivi per cui si ricorre a questa tipologia contrattuale (in questo caso si parla di contratto a termine “acausale”).
Così come resta il limite, già previsto dal precedente decreto Dignità, dei 24 mesi ma con la necessità di indicare le causali, altrimenti scatta l’assunzione a tempo indeterminato.
Ora, con il decreto lavoro, si interviene variando le casuali che possono essere inserite: si affidano alla contrattazione collettiva o, in mancanza, si demandano alle parti ma in questo caso solo fino al 31 dicembre 2024. Nel decreto Dignità del 2018, provvedimento bandiera del M5s, approvato nel luglio 2018 durante il primo governo Conte, le casuali erano previste per esigenze temporanee e oggettive, estranee all’ordinaria attività; esigenze di sostituzione di altri lavoratori; esigenze connesse a incrementi temporanei, significativi e non programmabili, dell’attività ordinaria. Regole poi congelate durante il Covid.
Quello nel decreto lavoro è un intervento “che elimina le causali di difficile applicazione e che potevano generare contenzioso”, spiega la ministra del Lavoro e delle Politiche sociali, Marina Calderone, respingendo anche le accuse secondo cui in questo modo si aumenta la precarietà nel Paese. O
ra, con il nuovo provvedimento le possibilità restano tre ma diverse: i contratti potranno avere durata superiore ai 12 mesi, ma non oltre i 24 mesi nei casi previsti dai contratti collettivi (sia a livello nazionale sia aziendale). Oppure, in assenza della contrattazione collettiva, verranno individuate dalle parti per esigenze di natura tecnica, organizzativa o produttiva, ma in questo caso solo fino al 31 dicembre 2024. Oppure per sostituire altri lavoratori.
Si consente così un “uso più flessibile” dei contratti a termine, spiega lo stesso governo, “mantenendo comunque fermo il rispetto della direttiva europea sulla prevenzione degli abusi”.
(foto SHUTTERSTOCK)