
Un ipotetico mutuo a tasso variabile contratto a gennaio 2022 avrebbe visto un aumento della rata di quasi il 50%
Come sappiamo da tempo, le decisioni delle banche centrali influiscono direttamente sulle azioni del nostro vivere quotidiano. Prima di tutto, per combattere l’inflazione, la prima mossa che solitamente viene fatta è proprio quella di appesantire il denaro aumentandone i tassi. Ma la conseguenza principale si abbatte spesso sui mutui e sui relativi costi.
Infatti, secondo alcune analisi, una possibile stretta dello 0,25% sul costo del denaro, margine di aumento che sia Fed che Bce sembrano intenzionate ad adottare nelle prossime riunioni, potrebbe tradursi in un aumento medio della rata del mutuo di 257 euro, ovvero un +52% da inizio anno. I calcoli sono presenti all’interno dell’analisi di Facile.it su un mutuo a tasso variabile.
L’analisi ha considerato un mutuo a tasso variabile da 126.000 euro, di durata 25 anni. Considerando come data di sottoscrizione il gennaio dell’anno scorso e un TAN pari a 0,67% lo studio evidenza come partenza una rata mensile di 456 euro che diventa di 675 euro osservandolo ad aprile 2023. In altre parole: +48% dopo le diverse decisioni della Bce.
In pratica, secondo i calcoli, il tasso del mutuo è arrivato a superare il 4% giungendo oltre la soglia del 4,14% ad aprile 2023 che, con un possibile +0,25% che la BCE potrebbe decidere domani (queste le previsioni della maggior parte degli analisti), si trasformerebbe in un 4,39%. L’ipotetico contraente, quindi, si troverebbe in ultima analisi a pagare una rata di 693 euro, in pratica +52% da gennaio 2022.
Secondo gli analisti di Facile.it «Se è vero che l’Euribor si muove in base alle aspettative dei tassi BCE, non è detto che lo faccia in modo analogo, quindi bisognerà aspettare ancora un pochino per capire come cambieranno nel concreto le rate».
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