
Il RISE (Resilient and Inclusive Supply-chain Enhancement), le cui linee principali erano già state anticipate ad aprile, sarà realizzato in collaborazione con il mondo Bancario e le altre organizzazioni internazionali competenti
I paesi del G7 hanno concordato di mettere in atto al più tardi entro la fine del 2023 un nuovo meccanismo per diversificare le catene di approvvigionamento globali, un mezzo per ridurre la loro dipendenza dalla Cina in quest’area strategica. Lo si legge nel comunicato dei ministri delle finanze pubblicato al termine della tre giorni a Niigata, in Giappone.
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Questo sistema denominato RISE (Resilient and Inclusive Supply-chain Enhancement), le cui linee principali erano già state anticipate ad aprile, sarà realizzato in collaborazione con il mondo Bancario e le altre organizzazioni internazionali competenti.
Concretamente, RISE dovrebbe, ad esempio, aiutare i Paesi a garantire non più solo l’estrazione di materie prime per l’industria, ma anche a renderli capaci di lavorarle in loco, cosa che permetterebbe di fare in parte a meno della Cina per garantire tali servizi.
Combinerà aiuti finanziari, scambi di know-how e partenariati per i paesi a basso e medio reddito, per aiutarli a svolgere ruoli a più alto valore aggiunto in questo processo chiave per l’industria globale. In realtà la Cina non è nominata da nessuna parte nel comunicato stampa dove si fa cenno che la “diversificazione delle catene di approvvigionamento può aiutare a preservare la sicurezza energetica e aiutare a mantenere la stabilità macroeconomica”.