
No Ue alla trattativa allargata che parta dalla ratifica ancora mancante a Roma della riforma del Mes, fino all’attesa riforma del Patto di stabilità, passando per la garanzia europea dei depositi (Edis)
No di Bruxelles all’ambizione (presunzione?) italiana di unire i diversi dossier più scottanti, cercando una trattativa allargata che parta dalla ratifica ancora mancante a Roma della riforma del Mes, fino all’attesa riforma del Patto di stabilità, passando per la garanzia europea dei depositi (Edis).
“Se si inizia a collegare tutto con tutto, diventa più difficile fare progressi”, ha avvertito il vicepresidente esecutivo della Commissione europea, Valdis Dombrovskis. Lo riferisce l’Ansa.
“Il trattato di riforma del Mes è stato approvato da tutti, quindi è importante che gli Stati membri procedano alla ratifica”. Del tema non si è parlato nella riunione dell’Ecofin.
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Ma certo, anche se non è argomento di giornata, rimane il nodo della ratifica della riforma del Meccanismo europeo di stabilità, siglata oltre due anni fa con l’idea di far sì che si possa usare il Mes oltre che nell’assistenza agli Stati in difficoltà a finanziarsi pur se sani, anche nel prestito di fondi fino a 68 miliardi come ‘paracadute’ al Fondo di risoluzione unico, nel caso di crisi bancarie.
Uno scenario salito nell’agenda politica ed economica dopo le turbolenze innescate negli Stati uniti dal crac di Silicon Valley Bank e in Svizzera dal salvataggio del Credit Suisse da parte di Ubs. Il ministro italiano Giancarlo Giorgetti, già da lunedì a Bruxelles al coordinamento dei ministri dell’Economia dell’eurozona, era filtrato dal Mef, aveva ricordato ai colleghi “la contrarietà del Parlamento italiano alla ratifica” dello strumento, segnalando i “costante contatto” con il presidente dell’Eurogruppo Paschal Donohoe e il direttore generale del Mes Pierre Gramegna “alla ricerca di una soluzione”.
Venerdì scorso il Mef aveva segnalato che in un colloquio tra Giorgetti e Donohoe a margine del G7 finanziario in Giappone si è evidenziata una “disponibilità al dialogo sul trattato” del Mes in una “cornice di modifiche come esclusione temporanea delle spese per investimenti digitali e green compresi quelli del Pnrr” rinviando dunque all’idea italiana di poter ottenere una revisione della riforma del Patto di stabilità che consideri uno scomputo di certi investimenti dalle spese.
Sul fronte del Mes tra le ipotesi c’è quella di una mediazione politica ottenendo un impegno a una modifica, di fatto un nuova riforma dello strumento, da far seguire subito dopo il completamento delle ratifiche. Ma il confronto non ha ancora trovato un punto di equilibrio tanto che altre fonti, vicine al dossier, indicano come più percorribile una sintesi comune, fatta in anticipo, su un uso molto più flessibile del Mes, anche nella direzione chiesta da alcuni Stati membri.
Ma, questo, all’interno del quadro già tracciato dalla riforma da ratificare. Intanto l’Italia continua ad attendere il via libera di Bruxelles alla terza rata del Pnrr. A quanto si è appreso, i funzionari della Commissione stanno valutando gli ultimi chiarimenti giunti da Roma alla fine della scorsa settimana. Sebbene l’ok dell’Ue venga dato quasi per scontato da fonti vicine al dossier, la decisione non pare ancora essere imminente.
Alla fine dell’Ecofin Dombrovskis ha comunque esortato tutti a far avanzare l’attuazione dei Pnrr. “La Commissione ha ricevuto la notifica da parte degli Stati membri dell’intenzione di richiedere ulteriori prestiti per un importo di 148 miliardi di euro e ogni Paese interessato dovrebbe presentare una richiesta formale di prestito entro fine di agosto con la revisione del Pnrr”, ha segnalato. “Se tutte le richieste si concretizzeranno, rimarranno disponibili circa 80 miliardi di euro di prestiti”.
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