
Scott, dopo aver lanciato un comitato esplorativo, ha presentato ufficialmente i documenti alla commissione elettorale
Tim Scott, 57 anni, unico senatore afroamericano repubblicano, che punta a seguire le orme di Barack Obama e diventare il secondo presidente black degli Stati Uniti ma per il partito dell’Elefante.
In novembre, dopo aver riconquistato il seggio, aveva ventilato la corsa alla Casa Bianca ricordando che nel 2012 aveva portato alle urne il nonno, il quale aveva votato per lui e per Obama: “vorrei che fosse vissuto abbastanza a lungo da vedere forse un altro uomo di colore eletto presidente degli Stati Uniti, ma questa volta repubblicano”, aveva osservato.
Ora, dopo aver lanciato un comitato esplorativo, ha presentato ufficialmente i documenti alla commissione elettorale federale in vista di un annuncio lunedì alla sua alma mater, la Charleston Southern University in South Carolina.
Due giorni dopo è attesa anche la candidatura del governatore della Florida Ron DeSantis, entro giugno quella dell’ex vicepresidente Mike Pence.
“La missione che abbiamo è assicurarci di ripristinare la speranza e creare opportunità per gli americani della working class”, ha spiegato Scott. “Abbiamo bisogno di un messaggio ottimista e positivo che riunisca il nostro Paese perché siamo nel mezzo di un conflitto culturale che non vedevamo da diversi anni”, ha proseguito, annunciando l’intenzione di girare il Paese “per ascoltare le priorità degli americani”.
In cassa ha già oltre 20 milioni di dollari. Il senatore e’ considerato un astro nascente del partito repubblicano, dove non ha mai abbracciato fieramente o criticato pesantemente Donald Trump, e punta a costruire una coalizione di conservatori tradizionali, cristiani evangelici e repubblicani moderati.
Alle spalle ha una storia politica e imprenditoriale di successo, ergendosi a simbolo dell”american dream’. Figlio di una infermiera che sgobbava 16 ore al giorno per mantenere la famiglia dopo essere stata abbandonata presto dal marito, Scott si è laureato e ha bruciato tutte le tappe: prima agente assicurativo e consulente finanziario, quindi la gavetta nelle istituzioni locali e infine primo senatore afroamericano della South Carolina e negli Stati del sud dal 1881, nonchè primo repubblicano ‘black’ a servire in Senato dal 1979 e il primo ad aver servito in entrambe le Camere.
L’ironia della sorte vuole che a nominarlo senatore sia stata nel 2013 l’allora governatrice del South Carolina e poi ambasciatrice all’Onu Nikki Haley, anche lei candidata alla Casa Bianca: la loro sfida casalinga rischia di disperdere voti e ridimensionare la spinta decisiva che entrambi si aspettano dal loro ‘home state’ nella terza tappa delle primarie Gop, favorendo cosi’ Trump e gli altri rivali.
Tra questi DeSantis, che ha invitato i finanziatori del partito repubblicano a Miami il 24 e il 25 maggio per un annuncio ‘virtuale’, prima di un ‘kickoff’ ufficiale intorno al primo giugno. In una telefonata ai donatori, ha detto di essere l’unico repubblicano in grado di battere Joe Biden: “a questo punto ci sono solo tre persone credibili: Biden, Trump ed io. E di questi solo due hanno la chance di essere eletti presidente: Biden ed io”.
Intanto però continua a subire rovesci: dopo aver dato il suo endorsement a candidati sconfitti nelle ultime primarie del partito, ha perso un investimento da quasi un miliardo da parte di Disney, che ha cancellato un progetto per un campus con relativi 2000 posti di lavoro nella infinita battaglia col governatore. “Caduto nella trappola di Topolino”, ha gongolato il tycoon.