Il ddl punta a regolamentare le locazioni per finalità turistiche e a stabilire una normativa uniforme a livello nazionale
La bozza è pronta ma potrebbe subire modifiche nel confronto con le associazioni di categoria che il ministro del Turismo, Daniela Santanchè, si è detta intenzionata a organizzare. Si tratta del ddl sugli affitti brevi, un settore in forte espansione che, secondo la società che analizza i dati degli annunci su Airbnb (Airdna), nel 2022 ha prodotto a livello europeo un giro d’affari di 51 miliardi di euro.
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Il ddl punta a regolamentare le locazioni per finalità turistiche e a stabilire una normativa uniforme a livello nazionale. Anche per evitare “un turismo sovradimensionato” e “salvaguardare la residenzialità dei centri storici e impedirne lo spopolamento”. Le novità dell’articolato sono diverse, ma le principali riguardano il Codice identificativo nazionale (Cin), in sostituzione di quello regionale (Cir), e l’obbligo di permanenza di almeno due notti nelle strutture situate nei centri storici ad alta densità turistica delle città metropolitane.
Obbligo che ha sollevato alcune perplessità tra gli addetti ai lavori rispetto all’eventualità che la norma possa essere aggirata. L’art.4 prevede il “minimum stay” di due notti per i contratti di locazione, ma con due eccezioni: il caso in cui a farne richiesta sia una famiglia numerosa composta da almeno un genitore e tre figli, e i Comuni con meno di 5mila abitanti dove si potrà affittare anche per una notte.
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In tutti gli altri casi, chi ha bisogno di un solo pernottamento dovrà andare in hotel. Secondo l’Istat, i centri ad alta densità turistica sono poco meno di un migliaio su 78.882. Più largamente condivisa è l’introduzione del Cin (art.3), funzionale a contrastare l’attuale frammentazione delle normative regionali, ad assicurare la tutela della concorrenza e a contrastare forme di ospitalità irregolare.
Il codice, assegnato dal ministero del Tursimo, riguarderà ogni immobile a uso abitativo che ospita turisti e dovrà essere pubblicato in ogni annuncio, anche realizzato da intermediari.
Per i trasgressori scattano le sanzioni (art.6): i proprietari privi di Cin rischiano da 500 a 5mila euro, mentre la mancata esposizione sugli annunci può costare al gestore o alla piattaforma da 300 a 3mila euro. Multe fino a 10mila euro sono invece previste per chi, esercitando in forma imprenditoriale, trasgredisce l’obbligo di segnalare l’inizio dell’attività di locazione a fini turistici.
Nell’ambito dell’esercizio imprenditoriale, la bozza del ddl apre al riconoscimento ufficiale della figura del “property manager”, o gestore professionale, (art.5), per la quale si demanda all’Istat l’apertura di un Codice Ateco specifico. Per questa figura viene confermata l’obbligatorietà di agire come sostituto d’imposta, responsabile di raccogliere e versare la cedolare secca per conto dei proprietari.
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(foto SHUTTERSTOCK)