L’11,5% ha abbandonato senza ottenere diploma superiore nel 2022. A rischio 3,6 milioni di occupati nel 2041
I giovani in Italia sono in difficoltà. Secondo l’Istat sono 1,7 milioni, quasi un quinto di chi ha tra 15 e 29 anni, quelli che non studiano, non lavorano e non sono inseriti in percorsi di formazione (i cosiddetti Neet). La quota di Neet cala fino a tornare a un livello prossimo al minimo del 2007, ma resta sopra la media Ue di oltre 7 punti e più bassa solo a quello della Romania.Il fenomeno dei Neet interessa in misura maggiore le ragazze (20,5%) e, soprattutto, i residenti nelle regioni del Mezzogiorno (27,9%) e gli stranieri (28,8%). In Sicilia i sono quasi un terzo dei giovani tra i 15 e i 29 anni, mentre la quota raggiunge il valore minimo, 9,9%, nella Provincia autonoma di Bolzano. L’incidenza dei Neet diminuisce al crescere del titolo di studio: è di circa il 20% tra i giovani diplomati o con al più la licenza media, mentre si ferma al 14% tra i laureati.
Oltre tre quarti dei Neet vivono da figli ancora nella famiglia di origine e solo un terzo ha avuto precedenti esperienze lavorative, un valore che varia tra il 6,8% per chi ha meno di 20 anni, il 46,7% per chi ha 25-29 anni.
Tra i 18 e i 24enni, nel 2022, l’11,5% ha abbandonato precocemente gli studi, senza conseguire un diploma secondario superiore. In questo caso, il distacco con l’Ue27 in un decennio si è ridotto da 4,7 punti percentuali a soli 1,9. L’incidenza degli abbandoni è superiore di oltre 4 punti tra i maschi rispetto alle femmine e, sul territorio, sfiora il 18% nelle Isole.
La popolazione in età da lavoro nel 2041 si ridurrà di oltre il 12%, secondo le previsioni dell’Istat nel rapporto annuale con una possibile perdita di 3,6 milioni di occupati. Questa tendenza non va intesa però come “un destino ineluttabile“, osserva il rapporto, perché l’aumento dei tassi di occupazione, in particolare per i giovani e le donne, potrebbe “compensare la perdita prevista nel numero di occupati e ridurre la disuguaglianza di genere nei redditi“. L’Istat calcola che raggiungere i tassi di occupazione attuali dell’Ue27, superiori a quelli italiani di circa 9 punti percentuali, nel 2041 porterebbe a ridurre la perdita di occupazione di oltre due terzi (da 3,6 milioni a 1,1 milioni). Se si colmasse, inoltre, il divario nella fascia di età 20-24 anni, che è pari a 18 punti percentuali, si otterrebbe un recupero di ulteriori 240 mila occupati.
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