Approvato anche il Piano strategico del turismo 23-17, che delinea una politica basata su un rapporto sinergico tra Ministero, Regioni e portatori d’interesse
Il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro del turismo, ha approvato il Piano strategico del turismo (Pst), inerente al periodo 2023-2027, che presenta un’analisi approfondita del turismo e dei suoi segmenti, delineando una politica basata su un rapporto sinergico tra Ministero, Regioni e portatori d’interesse, al fine di favorire l’incremento dell’occupazione e l’impatto sul Pil in termini strutturali.
Il documento, si legge nella nota di Palazzo Chigi al termine del Cdm, formalizza la visione industriale del settore, basata su obiettivi, cronoprogramma e misurazione dei risultati, snodandosi lungo cinque pilastri strategici: governance, innovazione, qualità e inclusione, formazione e carriere professionali turistiche, sostenibilità.
La metodologia di realizzazione del Pst ruota intorno a tre elementi fondamentali: il ruolo delle Regioni, nell’ambito di un modello permanente e condiviso di governance e monitoraggio Stato-Regioni; il ruolo del Tourism Digital Hub, ossia la piattaforma web multicanale dedicata alla gestione integrata e unitaria di tutta l’offerta turistico-ricettiva nazionale; il ruolo della comunicazione, in un’ottica partecipativa e condivisa con i portatori d’interesse. Sarà anche attivato un sistema di ascolto dei territori per raccogliere le progettualità che provengono dalle realtà locali.
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Inoltre, su proposta della ministra del Turismo Daniela Santanché, del ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, del ministro della Giustizia Carlo Nordio, del ministro per gli Affari regionali e le autonomie Roberto Calderoli e del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, il Cdm ha approvato un disegno di legge che introduce una nuova disciplina della professione di guida turistica.
Il testo, si legge nella nota di Palazzo Chigi al termine del Cdm, è finalizzato a creare un ordinamento professionale univoco delle guide turistiche, regolamentandone i principi fondamentali e definendo uno standard omogeneo dei livelli della prestazione per tutto il territorio nazionale, parimenti rafforzando il contrasto all’abusivismo.
Allo scopo, la misura prevede il superamento di un esame di abilitazione nazionale come requisito per l’esercizio della professione di guida turistica, indetto dal ministero del Turismo con cadenza almeno annuale, consistente in una prova scritta, una orale e una tecnico-pratica; l’istituzione di un elenco nazionale delle guide turistiche, l’iscrizione al quale è condizione necessaria per svolgere l’attività di guida turistica (fatti salvi coloro i quali esercitano la professione su base temporanea e occasionale o coloro che svolgono visite straordinarie e gratuite presso siti non qualificabili come istituti e luoghi della cultura aperti al pubblico).
In più l’attribuzione di uno specifico codice Ateco, da parte dell’Istat, per definire una specifica classificazione delle attività inerenti alla professione di guida turistica; la possibilità, per le guide turistiche, di conseguire ulteriori specializzazioni tematiche e territoriali e l’obbligo di aggiornamento professionale; le sanzioni da applicare in caso di esercizio abusivo della professione e di avvalimento di soggetti non iscritti nell’elenco nazionale per lo svolgimento di visite guidate.