Un livello più alto è stato raggiunto nel 2020 (16,9%) per la caduta del Pil dovuta al Covid e, in misura minore, per Quota 100. Il picco successivo sarà toccato nel 2042 al 17%
Sale la spesa per le pensioni. Nel biennio 2023-2024 crescerà “significativamente” portandosi al 16,2% del Pil contro il 15,6% del 2022. E’ la stima del rapporto della Ragioneria generale dello Stato dal titolo Le tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico e socio-sanitario‘, in cui si spiega che “le previsioni scontano, inter alia, gli effetti della elevata indicizzazione delle prestazioni imputabili al notevole incremento dell’inflazione” in 2022 e 2023.
Un livello più alto è stato raggiunto nel 2020 (16,9%) per la caduta del Pil dovuta al Covid e, in misura minore, per Quota 100.
Negli anni successivi il rapporto tenderà invece a stabilizzarsi fino al 2029, per l’esaurirsi degli effetti di Quota 100, Quota 102 e Quota 103 e per l’ipotizzato parziale recupero dei livelli occupazionali. Si assisterà inoltre alla prosecuzione graduale del processo di innalzamento dei requisiti minimi di accesso al pensionamento e alla contestuale applicazione del sistema di calcolo contributivo.
Dopo il 2029, però, il rapporto spesa-PIL aumenterà di nuovo velocemente fino al 17% nel 2042: salirà infatti il rapporto fra numero di pensioni e numero di occupati indotto dalla transizione demografica. Nella seconda parte dell’orizzonte di previsione, il rapporto tra spesa pensionistica e PIL inizierà una rapida discesa, attestandosi al 16,1% nel 2050 e al 14,1% nel 2070 grazie all’applicazione generalizzata del calcolo contributivo e alla stabilizzazione, e successiva inversione di tendenza, del rapporto fra numero di pensioni e numero di occupati.
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