
La Cina ha ora la capacità complessiva di produrre quasi 40 milioni di veicoli all’anno e in aumento, ma la domanda interna è di soli 20-25 milioni. Ecco perchè il ministero blocca le start up
La burocrazia cinese starebbe ostacolando i piani delle big tech per lanciare veicoli elettrici. Il lancio di nuovi modelli da parte del gigante della ricerca Baidu, del produttore di smartphone Xiaomi e del gruppo di ride-hailing (variante del car pooling) Didi è nei fatti bloccato. Lo riporta il Financial Times.
A pesare un regime di licenze di produzione più stringente che sta avendo un impatto sui grandi gruppi tecnologici gli ultimi a partecipare al boom dei veicoli elettrici in Cina. I registri pubblici indicano solo due licenze approvate per la produzione di nuove auto elettriche dall’inizio dell’anno.
Gli addetti ai lavori del settore affermano che le autorità di regolamentazione hanno limitato le nuove licenze per far fronte alla sovracapacità e a un’ondata di fallimenti delle società di veicoli elettrici che hanno lasciato i clienti senza assistenza.
Eunice Lee, analista automobilistico di Bernstein, stima che la Cina abbia ora la capacità complessiva di produrre quasi 40 milioni di veicoli all’anno e in aumento, ma la domanda interna è di soli 20-25 milioni. Le regole per la produzione di automobili applicate dal pianificatore statale cinese e dal ministero dell’Industria e della Tecnologia dell’Informazione (MIIT) hanno già bloccato i sogni di start-up da miliardi di dollari come Niutron, sostenuta dal gruppo di investimento statunitense Coatue.
La start-up è quasi fallita ed è stata costretta a licenziare la maggior parte della sua forza lavoro a causa del mancato ottenimento di una licenza per la produzione di veicoli elettrici.
Anche la divisione di veicoli elettrici di Baidu, Jidu, ha ritardato il lancio del suo modello Robo-01, nonostante le indicazioni che le consegne sarebbero iniziate nel terzo trimestre. Il gruppo di ricerca ha collaborato con la casa automobilistica Geely per creare Jidu nel 2021, con Baidu che deteneva una quota di maggioranza e puntava a realizzare un bev (Battery Electric Vehicle) che mettesse in evidenza la sua tecnologia di guida autonoma. Per gestire la situazione Jidu potrebbe sfruttare le licenze e gli impianti di Geely.
Gli analisti indicano una partnership tra Huawei e la casa automobilistica Seres come un possibile modello per eludere i regolamenti, con Huawei che fornisce tecnologia e know-how ma non ha alcuna partecipazione diretta nel suo partner.
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Anche alcuni dei principali produttori di veicoli elettrici esistenti hanno difficoltà a ottenere le approvazioni. Nio, società quotata al Nasdaq, che ha rilevato una fabbrica nella città orientale di Chuzhou all’inizio di quest’anno per produrre auto per il suo brand economico dal nome in codice Firefly, e Xpeng, che ha una nuova fabbrica a Wuhan, sono entrambe in attesa di licenze, secondo due persone vicine alle aziende.
Anche il produttore di smartphone Xiaomi che ha investito 10 miliardi di dollari per la produzione di bev, non ha ancora ricevuto una licenza dal MIIT. L’amministratore delegato Lei Jun ha fatto pressioni per ottenere la licenza di produzione detenuta da Beijing Borgward, un produttore di veicoli elettrici fallito l’anno scorso.
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