
L’ambito nel quale l’arretramento italiano appare più rilevante è il trend di crescita delle nuove energie rinnovabili, solare ed eolico. Arriva la maglia nera nella transizione verso un’energia pulita libera dai combustibili fossili e amica del clima
L’Italia ha perso il primato in Europa in economia circolare, cioè nella capacità di utilizzare nel modo più efficiente le risorse naturali: non è più in testa alla classifica, come lo scorso anno, perché sorpassata dall’Olanda. Non solo. Ha ottenuto la maglia nera nella transizione verso un’energia pulita libera dai combustibili fossili e amica del clima. E’ la sintesi, decisamente negativa, del cammino “green” dell’Italia fornita dal quarto Rapporto Circonomia, il Festival dell’economia circolare e della transizione ecologica promosso in collaborazione con Legambiente, Kyoto Club, Fondazione Symbola e presentato oggi a Roma.
Venendo al dettaglio dei numeri, l’Italia rispetto al Rapporto 2022 perde a vantaggio dell’Olanda il primo posto nel ranking europeo quanto a circolarità ed efficienza d’uso delle risorse, costruito su 17 diversi indicatori che misurano l’impatto ambientale diretto – considerato come impatto pro-capite – delle attività economiche e civili su ambiente e clima (cinque indicatori), l’efficienza d’uso delle risorse (6 indicatori), la capacità di risposta ai problemi ambientali (6 indicatori). Inoltre, nel confronto con il ranking del 2022, scendono di molte posizioni la Francia, il Belgio e l’Ungheria, mentre Portogallo e Svezia fanno segnare significativi miglioramenti.
«Ma più del sorpasso olandese, a colpire è il brusco rallentamento del cammino green italiano negli ultimi anni. In tutti gli indicatori tranne uno (tasso di riciclo dei rifiuti), dal 2018 in poi corriamo di meno della media dei Paesi Ue. Talvolta – ha aggiunto – il peggioramento non è solo relativo ma assoluto: consumiamo più materia e produciamo più rifiuti sia per abitante che per unità di Pil (mentre i dati medi europei segnano una riduzione), produciamo più emissioni climalteranti pro-capite (dato medio europeo: -7 peggio dell’Europa nel consumo di energia fossile (noi stabili, in Europa -5 per cento) e nella crescita delle energie rinnovabili: +7 per cento sul totale dei consumi contro il +14 per cento dell’Europa, +2,2 per cento sulla produzione elettrica contro il +15,2 per cento europeo», ha spiegato il direttore scientifico del Festival Roberto Della Seta.
L’ambito nel quale l’arretramento italiano appare più rilevante è il trend di crescita delle nuove energie rinnovabili, solare ed eolico, “cuore” della risposta alla crisi climatica: nel 2022 la produzione italiana da eolico si è contratta di circa l’1% rispetto all’anno prima, mentre su scala Ue è aumentata del 9%, in Germania del 10%, in Olanda e Danimarca di oltre il 18%. Sempre lo scorso anno la produzione da solare fotovoltaico è cresciuta in Italia del 10%, a fronte di un incremento del 26% nell’Ue, del 20 per cento in Germania, di oltre il 25 per cento in Spagna e Francia, del 54 per cento in Olanda.
Le prospettive non sono brillanti anche considerando solo la nuova capacità fotovoltaica installata: in Italia è aumentata dell’11 per cento, la metà di quanto è cresciuta in media nella Ue (+22 per cento per cento) e addirittura un quinto di quanto è cresciuta in Olanda. Secondo il rapporto, inoltre, la transizione energetica dell’Italia è “al palo” anche in fatto di efficienza d’uso dell’energia e di penetrazione della mobilità elettrica (nel 2022 la quota di auto elettriche sul totale delle immatricolate era del 4 per cento, contro il 12 per cento della media Ue, il 18 per cento della Germania, il 13 per cento della Francia, il 24 per cento dell’Olanda).
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