
Nel 2023 il tasso di deterioramento del credito alle imprese (l’indicatore che esprime la percentuale dei crediti in bonis all’inizio del periodo che nel corso dell’anno diventano non performing) toccherà il 3,1% dal 2,2% del 2022, superando per la prima volta i valori pre-Covid che si attestavano nel 2019 a 2,9%
Inflazione e politica monetaria restrittiva della Bce, con conseguente aumento dei tassi di interesse e rallentamento dell’economia, si traducono in una nuova crescita dei crediti deteriorati (non performing loans) che nel prossimo biennio aumenteranno in maniera significativa rispetto ai livelli storicamente bassi registrati negli anni precedenti.
In particolare secondo le stime di Abi e Cerved, nel 2023 il tasso di deterioramento del credito alle imprese (l’indicatore che esprime la percentuale dei crediti in bonis all’inizio del periodo che nel corso dell’anno diventano non performing) toccherà il 3,1%. Questo rappresenta un aumento dal 2,2% del 2022 e supera per la prima volta i valori pre-Covid del 2019, che si attestavano al 2,9%.
Nel 2024 si prevede poi un ulteriore aumento al 3,8%, il valore più alto dal 2016, mentre nel 2025 la tendenza si invertirà, con una riduzione dei nuovi crediti deteriorati che riporterà il tasso di deterioramento al 3,1%.
Ricordiamo che nel linguaggio bancario i crediti deteriorati vengono chiamati anche prestiti non performanti: includono mutui, finanziamenti e prestiti per i quali la riscossione è incerta, sia in termini di rispetto della scadenza e sia rispetto alla somma.
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