
Le associazioni dei balneari chiedono di far proseguire il tavolo per mappare anche le coste di laghi e fiumi.
Il 33% circa delle aree demaniali delle coste, un terzo del totale, è in concessione, resta libero il restante 67% delle coste italiane. Con questo dato si è concluso il lavoro del tavolo tecnico istituito a maggio presso la Presidenza del Consiglio per definire i criteri per determinare la sussistenza o meno della scarsità della risorsa naturale disponibile. La scarsità farebbe applicare la direttiva Bolkestein alle concessioni balneari ma il dato evidenzia che la risorsa naturale disponibile non è scarsa.
Ricordiamo che la direttiva Bolkestein è un atto approvato dalla Commissione europea nel 2006 che prende il nome da Frits Bolkestein, allora commissario per la concorrenza e il mercato interno. L’obiettivo della direttiva è quello di favorire la libera circolazione dei servizi e l’abbattimento delle barriere tra i vari Paesi. In pratica un venditore ambulante straniero che vuole trasferirsi temporaneamente in Italia deve avere gli stessi diritti di un venditore ambulante italiano che presta i suoi servizi a casa sua. Questo perché secondo la Commissione Europea le norme italiane in materia di concessioni balneari discriminerebbero gli operatori stranieri e limiterebbero la concorrenza transfrontaliera nel settore.
Il tavolo ha concluso che il 67% delle spiagge può essere teoricamente oggetto di nuove concessioni, a fronte di un 33% che è già oggetto di titoli o di domande in corso. Sono i numeri chiave che saranno giocati a Bruxelles come carta estrema per evitare di mettere a gara tutte le concessioni, limitando le procedure solo ai tratti di costa liberi.
Le associazioni dei balneari chiedono di far proseguire il tavolo per mappare anche le coste di laghi e fiumi.
FOTO: ANSA