
Il dato emerge da uno studio della Cgia di Mestre: “L’evasione è un grosso problema che dobbiamo assolutamente estirpare, ma il vero problema per il nostro sistema Paese è mettere a punto una macchina pubblica precisa, efficace ed efficiente”
Secondo i calcoli dell‘Ufficio studi della Cgia di Mestre, la mala burocrazia che purtroppo attanaglia la gran parte della nostra Pubblica Amministrazione provoca un danno economico ai contribuenti italiani attorno ai 184 miliardi di euro l’anno. Un importo, quest’ultimo, più del doppio rispetto alla dimensione dell’evasione tributaria presente in Italia, che secondo il ministero dell’Economia e delle Finanze stimata 84,4 miliardi di euro.
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Nel rapporto “dare-avere” tra lo Stato e i contribuenti, l’aggravio economico delle “distorsioni” provocate dalla PA agli italiani ha una dimensione nettamente superiore alle mancate risorse che i contribuenti disonesti decidono di non versare all’erario. Detto ciò, se la qualità dei servizi offerti dal pubblico va assolutamente migliorata, è ancor più necessario contrastare l’evasione senza se e senza ma, ovunque essa si annidi.
L’infedeltà fiscale, infatti, è una piaga sociale/economica inaccettabile che, tra le altre cose, penalizza i più deboli, perché riduce la qualità e la quantità dei servizi offerti dal sistema pubblico. Non solo. Non è nemmeno plausibile la tesi che non pagare le tasse sarebbe “giustificato” perché lo Stato funziona male. Se tutti pagassero quanto richiesto, la PA avrebbe più risorse a disposizione, probabilmente funzionerebbe meglio e si creerebbero le condizioni anche per tagliare in misura strutturale la pressione fiscale.
L’evasione è un grosso problema che dobbiamo assolutamente estirpare – scrive la Cgia -, ma il vero problema per il nostro sistema Paese è mettere a punto una macchina pubblica precisa, efficace ed efficiente.
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Ovviamente – sostiene la Cgia – è sempre sbagliato generalizzare, anche la nostra PA può contare su punte di eccellenza a livello centrale e locale che – nei settori della sanità, della ricerca, delle telecomunicazioni, etc. – non hanno eguali nel resto d’Europa.
Tuttavia, gli sprechi, gli sperperi e le inefficienze presenti nella nostra burocrazia pubblica sono una amara realtà che, purtroppo, hanno e continuano a ostacolare la modernizzazione del Paese. Nessuno può nascondere che anche tra i lavoratori autonomi ci siano delle sacche di evasione che vanno assolutamente debellate. Tuttavia, altra cosa è sostenere che in media gli artigiani e i commercianti evadono il 70 per cento del loro reddito.
Sebbene calcolato in modo molto raffinato, quando lo “mettiamo a terra”, questo assunto porta a conclusioni non “attendibili”. Non solo. E’ altrettanto insopportabile che molti organi di stampa e parecchi opinionisti utilizzino queste stime per accusare gli autonomi di essere “brutti, sporchi e cattivi”; ovvero, i nuovi “affamatori del popolo”. Una maggiore conoscenza del popolo delle partite Iva eviterebbe a molti osservatori di giungere a conclusioni non corrispondenti alla realtà.
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(foto IMAGOECONOMICA)