
Gli italiani potrebbero acquisire la possibilità di prelevare contanti, per somme al di sotto dei 250 euro, anche tramite POS negli esercizi commerciali convenzionati. Ma l’associazione di categoria non è daccordo
Se venisse approvato l’articolo 85 al comma tre del disegno di legge di bilancio depositato in Senato, gli italiani potrebbero acquisire la possibilità di prelevare contanti, per somme al di sotto dei 250 euro, anche tramite POS negli esercizi commerciali convenzionati.
Il governo Meloni cerca così di sopperire alla crescente difficoltà per i cittadini italiani di recarsi fisicamente in banca sul territorio. Basti pensare che, stando a uno studio della Fabi, quattro milioni di italiani (7%) non hanno accesso a una banca e il 38% dei comuni tricolore non ha nemmeno una filiale bancaria. Un trend che con il tempo si è aggravato: nel giro di quasi dieci anni gli sportelli si sono ridotti di un terzo e gli abitanti hanno perso 11 mila filiali.
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Nello specifico la norma, prevede il cambiamento dei limiti entro cui sono dovuti i controlli antiriciclaggio nel caso di operazioni «occasionali effettuate tramite reti distributive terze» e tramite operatori convenzionati, come potrebbe essere appunto il prelievo di contanti presso un negozio o un tabaccaio. Attualmente per queste categorie le regole prevedono un controllo su qualsiasi cifra.
Quindi, «dopo il tetto al cash, l’obbligo di Pos e il rilancio della lotteria dello scontrino, ora si pensa a rendere possibile prelevare contanti nei negozi. Un riconoscimento dell’impossibilità di eliminare banconote e monete, ma anche l’ennesimo provvedimento contradditorio sui pagamenti, fronte su cui negli ultimi dieci anni si sono moltiplicati interventi e incertezze, mentre l’accordo per tagliare le commissioni Pop per i piccoli esercenti non ha ancora prodotto risultati».
Così in una nota Confesercenti. Dalla crisi del debito in poi, la questione dell’uso del contante ha assunto una rilevanza sempre più marcata. «Le transazioni cash, viste ingiustamente come indizio se non sintomo di infedeltà fiscale, sono state limitate e scoraggiate. Prima l’introduzione di un tetto ai contanti, cambiato già piu’ volte. Poi le misure a favore della moneta elettronica, dai grandi investimenti del cashback (che non ha prodotto i risultati sperati) alla “gamification” della lotteria dello scontrino, che dovrebbe ripartire a breve, in forma istantanea, solo per chi paga con carta. Ma anche obblighi e sanzioni per imporre l’accettazione di pagamenti con carte e bancomat, senza considerare i costi sostenuti dagli esercenti», prosegue l’associazione.
«Unica mano tesa, la previsione – con la legge di bilancio dello scorso anno – di imporre agli istituti di ridurre le commissioni pagate dalle piccole imprese su carte e bancomat, che costano circa 5 miliardi di euro l’anno. E pesano soprattutto sulle attività di minori dimensioni, che in Italia sono la maggioranza: quelle con fatturato annuale inferiore ai 400 mila euro sono 2,5 milioni, oltre la metà del totale delle imprese – spiega la nota -. Per arrivare al taglio si è costituito un tavolo presso il Mef, che ha visto lavorare rappresentanti delle imprese, delle banche e degli intermediari per arrivare ad un accordo per mitigare i costi della moneta elettronica. Un accordo che però non ha ancora generato riduzioni apprezzabili delle commissioni. Non raggiunto neanche l’obiettivo della trasparenza, rendendo chiare ed esplicite le condizioni applicate da banche e intermediari».
E ancora: «La comparazione fra le offerte, pubblicata sul Cnel, è una babele in cui è impossibile districarsi se non affidandosi a un esperto. E le migliori condizioni non sono applicate d’ufficio dalle banche: sono le imprese a dover presentare istanza. Un sistema che a nostro avviso non funziona: chiederemo revisioni e verifiche dell’efficacia del protocollo. Ora, nella legge di bilancio di quest’anno, si prevede di far diventare negozianti, tabaccai e giornalai veri e propri ‘bancomat’ per prelevare, tramite Pos, fino a 250 euro in contanti. Un intervento ancora da capire, il cui obiettivo sarebbe evitare che i consumatori dei piccoli comuni non serviti da istituti bancari accumulino troppo contante presso le proprie abitazioni».
«Per questo, si chiede ai commercianti da un lato di sostituire le banche – che nel frattempo chiudono i propri Atm improduttivi – ed erogare contanti, dall’altro di scoraggiare l’uso del cash. Un evidente ossimoro e un’idea di difficile applicazione: il commerciante, per erogare contanti, dovrebbe infatti detenere disponibilità di liquido congrue, con tutti i rischi che ne derivano – conclude Confsercenti -. Per una commissione prevedibilmente non superiore a un euro, forse il gioco non vale la candela».
(foto IMAGOECONOMICA)