Ad evidenziare la situazione è un’analisi condotta da Coldiretti e Consorzio birra italiana
Il cambiamento climatico sta mettendo in serio pericolo tantissime coltivazioni (si parla di 6 miliardi di euro di danni per il solo 2023) e tra queste anche alcune caratteristiche dell’enogastronomia italiana come la pasta, il vino e l’olio. Ma adesso il clima sempre più estremo e spesso imprevedibile diventa un pericolo anche per l’ingrediente base della birra, il luppolo. Infatti la produzione di birra italiana registra un calo del 20% a causa del calo dei raccolti di luppolo ma anche anche di orzo. In quest’ultimo caso si tratta di un calo del 4% sulla resa dei 24mila ettari a livello nazionale. Da qui i timori per un’industria che occupa 93mila posti di lavoro e che registra un consumo di 38 litri pro capite per un valore di 9,5 miliardi di euro.
Ad evidenziare la situazione è un’analisi condotta da Coldiretti e Consorzio birra italiana che ricorda anche la presenza di oltre cento ettari di terreno tricolore (in aumento del 64% negli ultimi 5 anni) coltivato proprio a luppolo e che annovera anche campi sperimentali tra Sicilia e Sardegna.
«Il cambiamento climatico – si legge in una nota di Coldiretti e del Consorzio – minaccia la produzione di birra in tutta Europa perché a causa del cambiamento climatico entro il 2050 si prevede un significativo calo della quantità e della qualità del luppolo usato per aromatizzare la bevanda, secondo uno studio pubblicato su Nature communications da un gruppo internazionale di ricerca coordinato dall’Accademia delle scienze della Repubblica Ceca. I ricercatori hanno calcolato che entro il 2050 la produzione di luppolo calerà tra il 4 e il 18%, mentre il suo contenuto di alfa acidi, la componente aromatica che trasmette il sapore alla birra, si ridurrà del 20-31%».
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