Anche questa volta lo scontro tra il ministro Matteo Salvini e i sindacati si è concluso con un tavolo fallimentare e una lettera di precettazione
Ridotto a 4 ore, dalle 9 alle 13, lo sciopero nazionale dei trasporti indetto da Cgil e Uil per il prossimo 17 novembre. Anche questa volta lo scontro tra il ministro Matteo Salvini e i sindacati si è concluso con un tavolo fallimentare e una lettera di precettazione giunta in tarda serata dal Mit. Lo riferisce Ansa.
Ma i sindacati non cedono: «Andremo avanti, lo sciopero è confermato nelle sue modalità e nella sua natura di sciopero generale», assicurano, uscendo dal dicastero di Porta Pia dopo un confronto lampo di nemmeno mezz’ora. E Landini attacca, accusando la premier Giorgia Meloni di offrire «un silenzio assordante” di fronte a quello che il segretario definisce “un atto gravissimo. Vorrei capire – chiosa – se la posizione di Salvini è la stessa del governo».
Intanto, per domani pomeriggio è fissata una conferenza stampa dei leader di Corso d’Italia, Maurizio Landini, e di via Lucullo, Pierpaolo Bombardieri.
La polemica, alimentata da un serrato botta e risposta tra il leader del Carroccio e l’asse Landini-Bombardieri, era partita pochi giorni dopo la proclamazione della protesta, che coinvolge i trasporti, il pubblico impiego e la scuola e che si somma al percorso di mobilitazione territoriale contro la manovra al via proprio il 17 novembre con le regioni del Centro.
Lunedì, infatti, il Garante degli scioperi aveva deliberato che quello programmato per venerdì prossimo non poteva dirsi uno sciopero generale (bensì intersettoriale), invitando quindi le sigle a escludere dalla mobilitazione il comparto aereo, a ridurre a 4 ore quello degli altri trasporti e a rimodulare l’orario dell’astensione del Corpo dei vigili del fuoco. A quel punto Cgil e Uil hanno esentato il personale di volo e di terra del settore aereo e tagliato l’astensione dei pompieri, ora dalle 9 alle 13.
Ma sui trasporti nessun passo indietro: stop nazionale, per otto ore o intero turno. Da Salvini, però, era arrivato un ultimatum chiaro: dimezzare anche la protesta dei trasporti. «O i sindacati tornano nell’ambito della legge o io interverrò», è stato il messaggio inviato dal vicepremier in una lettera alle due sigle e ribadito poi in mattinata sul palco dell’assemblea di Avis, e nel tardo pomeriggio in una diretta Facebook proprio a ridosso del confronto al ministero, in cui si augurava “un ultimo atto di buonsenso».
Altrettanto puntuale la risposta dei sindacati, inamovibili. «Non sono venute meno le ragioni dello sciopero, che continuiamo a considerare sciopero generale nazionale», hanno risposto nero su bianco, in una missiva indirizzata a Porta Pia, Landini e Bombardieri, sottolineando di aver adempiuto “con senso di responsabilità” alle richieste della Commissione – accusata nei giorni scorsi di essere singolarmente vicina alle posizioni del governo -, escludendo il settore aereo e assicurando i servizi minimi e le garanzie al diritto alla mobilità dei cittadini.
Poco dopo è arrivata la convocazione al Mit, e, insieme, la decisione dei due leader sindacali di non andare, mandando i confederali al loro posto. Nessuna sorpresa, dunque, che il confronto sia stato così rapido e che si sia risolto in un nulla di fatto, con entrambe le parti arroccate sulle proprie posizioni. «E’ stato un incontro breve, il ministro non ha fatto nessuna apertura: ha confermato la sua posizione e noi la nostra», ha riferito il segretario confederale Uil, Emanuele Ronzoni, «abbiamo capito che il ministro, anche se avessimo proclamato lo sciopero in un’unica giornata, avrebbe avuto lo stesso atteggiamento e questo ci preoccupa rispetto al futuro, glielo abbiamo detto».
(foto ANSA)