
Uno stop della produzione nazionale potrebbe causare una contrazione del Pil del 4,1%
Settore delle costruzioni di fronte ad una serie di nuove prove da affrontare. Infatti, nonostante gli investimenti già in cantiere per il prossimo futuro, il settore, adesso, dovrà riuscire a superare la sfida per la decarbonizzazione e l’aumento delle importazioni da parte di paesi che possono sfruttare costi di produzione inferiori proprio perché non vincolati agli stessi target. Da qui un prezzo del cemento che, se prodotto in Paesi extra-EU può essere inferiore rispetto a quello Made in Italy anche del 30%. Un dato non indifferente se si pensa che nei primi 7 mesi dell’anno le importazioni hanno registrato un +30%. Senza contare, poi, l’apporto dato alla ricchezza del Paese: uno stop della produzione nazionale potrebbe causare una contrazione del Pil del 4,1%.
«Nonostante gli ingenti investimenti del comparto, la filiera del cemento sconta ritardi e difficoltà dovute a lentezza burocratiche nonché a una situazione normativa che lascia ancora spazio a differenze di applicazione nei diversi territori – commenta Nicola Zampella, Direttore Generale di Federbeton –. Decarbonizzare un’industria pesante come quella del cemento, è e deve essere un lavoro di squadra che deve interessare le aziende tanto quanto le Istituzioni, affinché il Paese possa dotarsi di un’industria carbon neutral e sempre più all’avanguardia».
Per la decarbonizzazione gli investimenti previsti sono pari a 4,2 miliardi di euro e il target da raggiungere sarà la neutralità carbonica per il 2050. La strategia decisa per riuscire a tagliare il traguardo punta, tra le altre cose, anche sui combustibili secondari, le tecnologie per la carbon capture e, ovviamente, le fonti di energie rinnovabili. Ad evidenziarlo sono le note di Federbeton Confindustria in occasione di ME MADE Expo 2023
«L’industria del cemento non può essere lasciata sola nel percorso che porta alla decarbonizzazione. Tutti gli attori della filiera delle costruzioni devono essere coinvolti in questo cambiamento, difficile ma necessario per il futuro del Pianeta. Il nuovo Codice degli Appalti contiene un riferimento che intende tutelare i materiali edilizi di provenienza europea, un primo passo utile a scongiurare il rischio di deindustrializzazione, ma che purtroppo non basta: oggi più che mai è necessario rendere tali indicazioni vincolanti per le stazioni appaltanti – ha commentato Roberto Callieri, Presidente Federbeton -. I dati parlano chiaro e i prossimi anni saranno decisivi per il comparto del cemento e del calcestruzzo.La nostra filiera rappresenta il primo anello di quella catena che consente all’Italia di dotarsi di costruzioni e infrastrutture sicure, sostenibili e a kilometro zero. Compromettere la tenuta del settore, significa inficiare lo sviluppo socio-economico di un Paese che ha affidato alle grandi opere infrastrutturale la propria ripartenza economica».
A conferma dell’importanza del settore arrivano anche le parole del Sen. Alessandro Morelli, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio «L’industria italiana del cemento è un asset fondamentale per il paese ma la concorrenza degli stati senza vincoli sulle emissioni rappresenta un rischio per la sua sopravvivenza. Valorizzare il Made in Italy nelle costruzioni, anche in vista dei progetti da realizzare grazie al PNRR, significa garantire elevati standard qualitativi e ambientali per opere affidabili, sicure e durabili. In questo senso, si muove anche il testo approvato del Codice degli appalti con la misura di legittima tutela nei confronti dei materiali italiani ed europei. La preferenza, nello sviluppo delle opere pubbliche, per la provenienza italiana o europea dei materiali da costruzione rappresenta un passo fondamentale verso la tutela della competitività della nostra filiera, della sicurezza delle opere e della loro sostenibilità».
FOTO: Imagoeconomica