
Asia Valente pubblicherebbe su Instagram foto e video di ristoranti, di spa, di hotel e di altre strutture turistiche, con le quali si ritiene possa intrattenere rapporti commerciali, senza utilizzare alcuna dicitura che evidenzi la natura promozionale di questi contenuti
L’Antitrust si scaglia contro Meta-Instagram e l’influencer Asia Valente perchè a detta sua fa pubblicità sul famoso social senza avvertire i suoi followers. Come si legge in una nota l’accusa nei confronti della piattaforma è di aver omesso di adottare misure per impedire la pubblicazione di messaggi ingannevoli. E questo perché Asia Valente avrebbe pubblicato sul suo profilo foto e video di ristoranti, spa, hotel e strutture turistiche, con le quali si ritiene possa intrattenere rapporti commerciali, senza utilizzare alcuna dicitura che evidenzi la natura promozionale di questi contenuti. E così il Garante della Concorrenza e del Mercato ha avviato un’istruttoria.
Oltre all’accusa di pubblicità occulta per l’Antitrust l’influencer Asia Valente “vanterebbe una notevole popolarità basata su un numero consistente di follower, circa 2 milioni, la maggior parte dei quali sembrerebbe non autentica“. Quindi Meta-Instagram “non fornirebbe adeguata informazione sull’esistenza e sulle modalità d’uso dello strumento per contrassegnare i contenuti brandizzati né controllerebbe l’effettivo e corretto utilizzo di tale strumento, soprattutto in relazione a contenuti promozionali pubblicati da utenti estremamente popolari, quali gli influencer. Infine, la società non svolgerebbe verifiche in merito all’autenticità delle interazioni sulla propria piattaforma in modo da evitare la raccolta artificiale di “mi piace” e di follower“.
Plaude all’inziativa dell’Antitrust l’Unc. «Bene, si faccia subito chiarezza. E’ importante, però, che si comincino a sanzionare gli influencer che sponsorizzano prodotti occultando la finalità commerciale. Abbiamo denunciato per primi questa pratica nel lontano aprile del 2017. Da luglio del 2017 l’Antitrust ha emanato le prime linee guida, poi sono seguiti innumerevoli esposti e interventi dell’Authority, ma il fenomeno ancora dilaga. Non bastano più la moral suasion e la chiusura delle istruttorie con impegni – afferma il presidente Massimiliano Dona. – Quanto alle piattaforme, se non possono verificare l’esistenza di contratti pubblicitari tra l’influencer e la ditta sponsorizzata, possono fare molto per controllare l’acquisto di follower fasulli, ad esempio cancellando più frequentemente gli account inattivi, o intervenendo su chi ha balzi troppo repentini di follower da un giorno all’altro. Infine, le piattaforme devono potenziare le funzionalità che aiutano l’utente a comprendere se un post è sponsorizzato. Quando si posta qualcosa la piattaforma chiede all’influencer se il post è sponsorizzato ed evidenzia la finalità pubblicitaria senza bisogno di utilizzare gli hashtag della trasparenza, tipo #advertising. Uno strumento importante che va messo ancor più in evidenza e potenziato».
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