
La decisione dopo che il governo sardo ha rifiutato di accelerare la valutazione dell’impatto ambientale. Insorgono i sindacati
Glencore ha deciso di costruire un progetto pilota per un impianto di riciclaggio di batterie per veicoli elettrici (EV) fuori dall’Italia, ma ha ancora gli occhi puntati sull’isola di Sardegna per un impianto più grande. Lo ha detto oggi il gruppo minerario svizzero.
A maggio scorso Glencore aveva dichiarato che avrebbe sviluppato un hub di riciclaggio con la canadese Li-Cycle a Portovesme, in Sardegna, dove possiede altri siti industriali, per produrre litio e altri materiali dal materiale triturato estratto dalle batterie per auto usate, noto come “massa nera”. Ma le due aziende hanno deciso che la fase di test e dimostrazione di questo progetto non sarà più realizzata in Sardegna, dopo che il governo regionale dell’isola ha rifiutato di accelerare la valutazione dell’impatto ambientale.
Il gruppo svizzero non ha specificato dove costruirà l’impianto pilota ma, rispondendo a una richiesta di commento della Reuters, ha affermato che la decisione di trasferire l’impianto lontano da Portovesme consentirebbe una messa in servizio più rapida del progetto.
I sindacati CGIL, CISL e UIL hanno criticato la mancanza di scadenze certe per la procedura di valutazione ambientale in corso e hanno accusato la Regione Sardegna e il Governo italiano di avere un “atteggiamento di sfiducia” nei confronti del progetto. «La corretta decisione di sottoporre il progetto alla procedura di valutazione di impatto ambientale si è scontrata, motivo delle nostre preoccupazioni, con l’assenza di certezza dei tempi – sostengono i sindacati – condizione inaccettabile per chiunque voglia fare impresa – spiegano. – Il progetto non verrà trasferito certamente in Stati dove non esistono norme a tutela dell’ambiente, ma in uno Stato con le norme giuridiche simili all’Italia. La decisione comporta la perdita di 27 mila ore lavoro per l’installazione da parte delle imprese d’appalto e l’utilizzo di 20/30 lavoratori diretti. Il paradosso sarà che l’impianto verrà realizzato con know-how progettato dai tecnici della Portovesme srl e forse realizzato dagli stessi tecnici. Siamo di fronte ad una situazione inaccettabile, da un lato si spinge e lavora per avviare il processo di decarbonizzazione e dall’altro si rallentano tutti i piani che si inseriscono nell’ambito della transizione energetica; a oggi non esiste neppure una normativa che regolamenti l’utilizzo delle materie critiche. Riteniamo che il legislatore debba intervenire su questa materia per dare gli strumenti normativi al decisore tecnico».
L’unica nota positiva secondo loro è è che Glencore ha confermato la volontà di proseguire lo sviluppo del progetto definitivo sul litio a Portovesme. «Questo sviluppo non ha un impatto immediato sulla valutazione di fattibilità del progetto di un hub più ampio. Lo studio di fattibilità definitivo è in corso e rimane concentrato su Portovesme. Questa iniziativa è importante per la nostra strategia di riciclaggio e si allinea con gli obiettivi dell’Italia per lo sviluppo sostenibile dell’industria», ha spiegato Glencore.
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