
Il Pmi manifatturiero si rafforza in contrazione a novembre in Giappone: è a quota 48,1 punti. Leading indicator in aumento a settembre
Torna a crescere l’inflazione in Giappone ad ottobre dopo la flessione del mese precedente, rafforzando l’opinione degli investitori secondo cui un’inflazione persistente potrebbe spingere la BoJ a ridurre gli stimoli monetari in breve tempo.
L’indice nazionale dei prezzi al consumo (CPI), che esclude i costi volatili dei prodotti alimentari freschi, è aumentato del 2,9% su base annua lo scorso mese contro il 3,0% previsto dagli analisti. Il dato continua a rimanere al di sopra del target del 2% stabilito dalla Banca centrale. E’ il 19esimo mese consecutivo ma l’istituto insiste sul fatto che le pressioni sui costi sono in gran parte guidate dall’aumento dei prezzi delle materie prime globali e dall’indebolimento dello yen, non un segno di aumenti di prezzo sostenibili guidati da un rafforzamento dei prezzi. domanda interna e crescita dei salari. Permane comunque l’idea secondo cui la BOJ potrebbe presto uscire dai tassi negativi. «Mi aspetto che la banca centrale metta fine ai tassi di interesse negativi e rimuova il controllo dei rendimenti già ad aprile, quando vedrà i risultati dei colloqui sui salari dei dirigenti e il movimento in corso tra le aziende verso il trasferimento dei costi», ha affermato Yoshimasa Maruyama, capo economista del mercato presso la SMBC Nikko Securities.
L’indice CPI core core del Giappone (che esclude i prezzi dei beni alimentari e dei beni energetici) è salito a ottobre del 4%, rallentando il passo rispetto al +4,2% di settembre, ma rimanendo attorno alla soglia del 4% o a un livello superiore per il settimo mese consecutivo.
Non arrivano buone notizie sul fronte della manifattura. Nel mese di novembre l’indice Pmi manifatturiero del Giappone stilato da Jibun-Markit si è attestato a quota 48,1 punti, rimanendo in fase di contrazione per il sesto mese consecutivo. E’ quanto emerge dalla lettura preliminare del dato. Gli economisti avevano previsto un valore pari a 48,8 punti, dopo i 48,7 punti di ottobre. Il dato quindi rimane ben al di sotto della soglia critica dei 50 punti che fa da spartiacque tra contrazione (valori al di sotto) ed espansione (valori al di sopra).
Il Pmi servizi è stato invece pari a 51,7, praticamente invariato rispetto ai precedenti 51,6 punti, al secondo valore più basso del 2023, rimanendo comunque in fase di espansione. Il PMI Composite è a 50 punti, in flessione rispetto ai 50,5 punti precedenti.
Peggiorano le condizioni economiche a settembre. Il leading indicator è stato rivisto al rialzo a 108,9 punti, rispetto ai 108,7 punti della stima preliminare, ma si confronta con i 109,2 punti di agosto. Lo rende noto il Cabinet Office del Giappone nella sua lettura definitiva. Nello stesso periodo l’indice coincidente sulle condizioni attuali sale a 114,7 punti dai 114,6 punti precedenti, mentre l’indice differito (lagging index) sulle condizioni future si porta a 106,2 punti dai 105,8 punti precedenti.
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