Troppi i pensionamenti rispetto alle nuove leve e le lauree registrano sempre meno presenze
Nel settore Sanità nel 2023 diranno addio al lavoro circa seimila infermieri, il primo sintomo di un deficit che, secondo le proiezioni della Federazione nazionale professioni infermieristiche, porterà entro tra il 2023 e il 2026 ad un totale di 40mila pensionamenti che diventeranno 73.500 dal 2023 al 2029 per arrivare, in tutto a 127mila entro il 2033. L’apice dell’emergenza, però, si avrà nel 2036 quando all’appello mancheranno 173mila infermieri. Tutti posti vacanti che non saranno coperti da nuovi ingressi. Infatti le lauree in infermieristica vedono, negli ultimi 23 anni, una media di 11.075 laureati con una carenza di 18.200 persone nei prossimi anni.
Un quadro peggiorato anche da quelle 3mila unità che ogni anno decidono di lasciare l’Italia per trovare migliori condizioni di lavoro all’estero.
Ma se da un lato c’è un allarme pensionamenti, su un altro fronte scatta un allarme licenziamenti. Un brutto Natale, infatti, si prospetta per 2.688 lavoratori di Alitalia. L’azienda ha infatti avvertito governo e sindacati di licenziamenti in arrivo. Il motivo è spiegato nella nota pubblicata dall’azienda e in cui si parla di una situazione di “eccedenza di personale” nella compagnia costretta “suo malgrado” a tagliare la forza lavoro anche se, fanno notare, si potrà garantire Cigs fino al 31 ottobre 2024.
«La scrivente è impossibilitata al reimpiego dei lavoratori attualmente sospesi in cassa integrazione. Sebbene non siano stati ultimati i processi di ricollocazione e non siano valutabili i loro esiti definitivi, la loro natura volontaria e la mancata produzione, allo stato, di esiti del loro svolgimento (che è comunque ancora in corso) determinano, sempre allo stato, una situazione di eccedenza di personale che, allo stato, coincide con il bacino dei lavoratori sospesi in Cigs a zero ore e che è, quindi, quantificabile in 2.688 unità».
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