
Per i dieci milioni di consumatori italiani che sono sul mercato tutelato del gas, quindi, si alleggerisce la bolletta di novembre, in attesa di capire cosa succederà con il passaggio al mercato libero
L’Arera, autorità di regolazione per Energia Reti e Ambiente ha stabilito un calo dell’1,3% per la famiglia tipo in regime di tutela, dovuta alla flessione dei costi della materia prima. Secondo l’autorità, la spesa per il metano della famiglia tipo, che ha consumi medi di 1.400 metri cubi annui, è stata di 1.431 euro circa negli ultimi dodici mesi, al lordo delle imposte, inferiore del 17,7% rispetto all’anno precedente.
Per i dieci milioni di consumatori italiani che sono sul mercato tutelato del gas, quindi, si alleggerisce la bolletta di novembre, in attesa di capire cosa succederà con il passaggio al mercato libero.
Le associazioni dei consumatori definiscono la riduzione delle tariffe “insufficiente“, dopo il rialzo dei prezzi di ottobre, come osserva il Codacons, che stima come, rispetto a prima dell’emergenza energia, nel 2020, si paghino 527 euro in più l’anno, con un rincaro del 56%.
Secondo lo studio dell’Unione Nazionale Consumatori, per una famiglia tipo in tutela il -1,3% significa spendere 19 euro in meno su base annua, 18,90 per la precisione. La spesa totale nei prossimi dodici mesi (non, quindi, secondo l’anno scorrevole, ma dal 1° novembre 2023 al 31 ottobre 2024, nell’ipotesi di prezzi costanti) passa così da 1486 a 1467 euro, che sommati ai 764 della luce, determinano una stangata complessiva pari a 2231 euro.
Se il prezzo del gas scende dell’1,3% rispetto a quello di ottobre 2023 e del 14,4% rispetto a novembre 2022, rispetto ai tempi pre-crisi, ovvero nel confronto con novembre 2020, il rialzo è astronomico: +56,2%. Rispetto alla spesa complessiva del 2020, pari a 975 euro, ora si pagheranno 492 euro in più, +50,5% per cento.
«La cosa importante oggi è accompagnare nella massima trasparenza le famiglie al mercato libero e, soprattutto, consentire la libertà di scelta e mettere limiti stringenti ai call center truffaldini e disturbatori degli utenti», ha dichiarato il presidente di Assoutenti Furio Truzzi.
È difficile fare marcia indietro rispetto agli impegni sulla fine del mercato tutelato assunti con la Commissione europea nell’ambito del Pnrr e legati al pagamento della terza rata, che è stata già incassata dall’Italia, come ha riconosciuto anche il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, a margine del tavolo con i firmatari del patto anti-inflazione.
«Quando gli impegni sono presi e sono legati anche agli obiettivi da raggiungere, ovviamente dobbiamo realizzarli», ha detto Urso dopo che nei giorni scorsi il governo aveva tentato una trattativa in extremis.
Il mercato tutelato è previsto che finirà il 10 gennaio 2024 per il gas e il primo di aprile per l’elettricità . Sono 5,5 milioni circa gli utenti che dovranno passare al mercato libero. Gli altri 4,5, considerati “fragili”, resteranno con le tariffe fissate dall’Arera.
A dicembre si avvia alla conclusione anche il trimestre tricolore, l’iniziativa straordinaria per calmierare i prezzi di un paniere di beni di largo consumo e rilanciare i consumi promossa dal governo. Con il trimestre anti-inflazione «il nostro obiettivo era contenere l’aumento dei prezzi e l’abbiamo raggiunto», per questo “non credo che sia necessario prorogarlo“, ha detto Urso al termine del confronto con le 36 associazioni aderenti, della distribuzione e del commercio, dell’industria e della produzione.
Trimestre anti-inflazione, un flop. Parola dell’Unc
Più possibilista, il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, ha detto che si sta ragionando di un’eventuale proroga dell’iniziativa con le associazioni e parlato di risultati «straordinari, per quanto era possibile fare». L’inflazione è scesa in un anno dall’11,8% allo 0,8%, a novembre, ha rivendicato Urso, e anche sui consumi i dati sono “estremamente lusinghieri“, con un aumento dell’1,7% delle vendite di beni di largo consumo nei supermercati, in volume, a ottobre. Tanto che le famiglie, secondo il ministro, «possono guardare con più fiducia al Natale e anche ai regali che devono fare».
Per l’Unione nazionale dei consumatori si tratta di una “sceneggiata” e di “uno spettacolo indecoroso“, a fronte di prezzi per i beni alimentari che sono addirittura aumentati nell’ultimo mese, dello 0,7%.
Anche Adoc parla di un “flop clamoroso“. Tra le associazioni di imprese intanto continua la tensione su chi si sia davvero impegnato nell’iniziativa. «I prezzi all’origine di latte e cereali che – tra gennaio e ottobre scorsi – sono calati, rispettivamente, del 12% e del 28% e nel caso del latte, tale contrazione non è stata seguita da una riduzione dei prezzi al consumo», ha dichiarato Confagricoltura.
Mentre Federdistribuzione – in rappresentanza delle catene di distribuzione organizzata – ha chiesto uno sforzo maggiore da parte delle industrie dei beni di largo consumo per tagliare i listini.
(foto SHUTTERSTOCK)