Il leader del Cremlino vuole rilanciare l’immagine di Mosca
Tutti d’accordo sul fatto che non si deve inquinare, tutti d’accordo sul fatto che bisogna cambiare strada, tutti (o quasi) d’accordo sul fatto che il clima che cambia è una grave minaccia per il pianeta. Purtroppo, però, a Dubai, i delegati dei vari paesi, giunti nella capitale araba con 315 voli privati, non sembrano essere d’accordo su come, quanto e quando prendere provvedimenti. Anzi, non sembrano d’accordo nemmeno su cosa considerare come agente inquinante. Tanti gli impegni economici compresi gli aiuti ai paesi poveri, ma poche, alla fine, le certezze. Forse nessuna.
Infatti, proprio sul punto centrale della conferenza, e cioè i combustibili fossili, non c’è ancora un accordo. In un vertice privo di ogni manifestazione di protesta (vietata dalle autorità) non si è ancora capito se il mondo dovrà abbandonare definitivamente i combustibili fossili oppure, alla 28esima edizione delle Nazioni Unite sul clima, si deciderà di adottare l’ennesima soluzione di compromesso preferendo solo allentarne l’uso spasmodico.
Ieri è stata resa nota la seconda versione del documento finale contenente le varie proposte dai circa duecento paesi che stanno partecipando ai negoziati di Dubai. Ma per la fine, prevista per il 12 dicembre non sembra intravedersi un punto comune.
Intanto Vladimir Putin gioca la sua carta e, arrivato ad Abu Dhabi rilancia la posizione russa che vanta un’economia particolarmente resiliente di fronte alle sanzioni occidentali. Economia che trae gran parte delle sue entrate proprio dal gas e dal settore energetico fossile.
Domani l’incontro con il presidente iraniano Ebrahim Raisi. Anche perché gli Emirati rappresentano il primo investitore nell’economia russa tra i Paesi del Medio Oriente secondo quanto reso noto dall’agenzia Tass.
In questo giro di incontri con i leader arabi il primo protagonista è, ovviamente, il petrolio soprattutto considerando l’appartenenza sia dell’Arabia Saudita che della Russia all’Opec+. L’organizzazione, non più tardi della scorsa settimana, aveva infatti deciso per attuare tagli volontari sulla produzione di petrolio per un totale di 2,2 milioni di barili al giorno (un milione solo Riad e 500mila Mosca) entro il primo trimestre del 2024.
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