
Pechino deve affrontare più di un ostacolo sul fronte economico
Mentre il resto del mondo spera in un possibile calo dell’inflazione, in Cina il pericolo è l’esatto opposto, la deflazione. Secondo quanto rilevato a novembre dall’Ufficio nazionale di statistica, infatti, i prezzi al consumo hanno registrato una contrazione annua dello 0,5%, in aumento rispetto al -0,2% di ottobre e ben oltre le previsioni ferme a -0,1%. Nella classifica delle voci con il maggior crollo, al primo posto ci sono gli alimentari con un -4,2%, in aumento sul -4% del mese precedente, risultato sul quale ha inciso non poco il crollo dei prezzi della carne di maiale.
Parallelamente i prezzi alla produzione registrano un calo del 3% annuo dopo il -2,6% di ottobre ed oltre il -2,8% delle previsioni.
Ma a differenza di quanto si possa credere la deflazione non è un bene per l’economia dal momento che tende a rallentare a sua volta i consumi. Infatti chi acquista,notando il ribasso continuato dei prezzi, tende a rinviare le spese più ingenti nella speranza di comprare ad un prezzo ulteriormente inferiore. Un trend che in Cina è particolarmente evidente visti i ripetuti stimoli da parte delle autorità per aumentare i consumi interni.
Lo stesso presidente Xi Jinping recentemente ha confermato che la ripresa post pandemica si trova in una fase critica, nel mezzo di «crescenti fattori avversi nell’ambiente politico ed economico internazionale».
Secondo quanto affermato dal governatore della banca centrale cinese Pan Gongsheng l’inflazione è vista al rialzo. Da parte sua Pechino deve affrontare più di un ostacolo sul fronte economico. Tra i più evidenti sono da citare l’aumento del debito pubblico locale, un mercato immobiliare in difficoltà e una domanda tiepida si all’interno che all’estero. Nel primo caso a frenare le spese sono anche le incertezze in un contesto di sfuggente ripresa economica.
Solo qualche giorno fa Moody’s ha lanciato un alert sul rating creditizio della Cina, affermando che i costi per salvare i governi locali e le imprese statali e controllare la crisi immobiliare peserebbero sull’economia.
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