
A complicare la situazione anche le ultime dichiarazioni arrivate dall’AIE
Il presidente della Cop28 Sultan Al Jaber, recentemente al centro di molte polemiche per alcune sue dichiarazioni, è stato chiaro «Il fallimento o la mancanza di contenuti non è un’opzione».
Frasi che arrivano come commento ai giornalisti sull’avanzamento dei negoziati che, stando a quanto da lui riferito «stanno facendo buoni progressi» chiosando «Voglio che ciascuno sia pronto ad accettare compromessi. Nessuno – ha aggiunto – deve arrivare con un testo già preparato. Tutti devono essere ascoltati».
Le parole del rappresentante emiratino arrivano durante l’ultimo week end di lavori dal momento che la manifestazione vedrà il suo ultimo giorno il 12 dicembre. Scadenza ultima anche per riuscire a trovare un accordo tra i 197 paesi partecipanti e che, allo stato attuale dei fatti, sembra essere ancora lontano. La lotta contro il surriscaldamento globale sembra essersi arenata su alcuni punti difficili da superare, tra questi quello del linguaggio da utilizzare sull’eliminazione graduale dei combustibili fossili.
Un problema diventato ancora più ampio dopo il no dell’Opec a qualsiasi accordo che preveda l’addio ai combustibili fossili. E particolarmente difficile da risolvere se, come ha detto all’Afp il ministro del cambiamento climatico di Vanuatu, Ralph Regenvan «L’incontro di Dubai è in una fase critica. La maggioranza vuole un linguaggio legato ai combustibili fossili che indichi il desiderio che ci si muova secondo la scienza, secondo l’obiettivo di 1,5 gradi».
A complicare la situazione anche le ultime dichiarazioni rese dall’Agenzia internazionale per l’energia (AIE) secondo cui gli impegni presi finora al vertice ridurranno le emissioni dei gas serra solo del 30% di quanto necessario entro il 2030.
FOTO: EPA/ALI HAIDER