Ocse: i giovani italiani andranno in pensione a 71 anni. E’ l’età più alta dopo la Danimarca
Arrivano buone notizie sul fronte lavoro in Italia. Nel terzo trimestre gli occupati aumentano in termini congiunturali di 65 mila unità (+0,3% rispetto al secondo trimestre 2023), a seguito della crescita dei dipendenti a tempo indeterminato (+75 mila, +0,5%) e degli indipendenti (+10 mila, +0,2%). I dati hanno più che compensato il calo dei dipendenti a termine che ammontano a -19 mila, segnando un calo congiunturale dello 0,6%. Lo rileva l’Istat.
Su base tendenziale si registra un aumento di 481 mila occupati (+2,1% in un anno), coinvolgendo, ancora una volta, i dipendenti a tempo indeterminato (+3,1%) e gli indipendenti (+1,6%), ma non i dipendenti a termine (-2,3%). Il tasso di occupazione sale al 61,5%.
Sempre nel terzo trimestre il tasso di disoccupazione tra i 15 e i 74 anni resta stabile al 7,6% rispetto al trimestre precedente e diminuisce di 0,4 punti rispetto allo stesso periodo del 2022.
In particolare i disoccupati nel periodo sono un milione 948 mila con un aumento di due mila unità sul trimestre precedente e un calo di 80 mila unità sullo stesso periodo del 2022. Diminuiscono gli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-442mila).
L’Ocse nel Rapporto Pensions at a glance spiega che c hi inizia a lavorare ora andrà in pensione a 71 anni, l’età più alta tra paesi Ocse dopo la Danimarca. Il dato è legato all’aspettativa di vita. «Per chi entra ora nel mercato del lavoro – si legge – l’età pensionabile normale raggiungerebbe i 70 anni nel Paesi Bassi e Svezia, 71 anni in Estonia e Italia e anche 74 anni in Danimarca. Nel 2023, “l’età pensionabile legale in Italia è di 67 anni, in forte aumento dopo le riforme attuate durante la crisi finanziaria globale. Ma l’Italia “garantisce un ampio accesso al pensionamento anticipato, spesso senza una penalità».
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