
Un iter non privo di ostacoli
Intesa raggiunta sul nuovo Patto di Stabilità. I ministri dell’Economia dell’Unione europea, compresi quelli italiani (per loro il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti), hanno trovato un punto di incontro «sul nuovo quadro di governance economica che garantisce stabilità e crescita, con regole che sono equilibrate, realistiche e pronte per le sfide presenti e future».
Ad annunciarlo sono stati i rappresentanti spagnoli, presidenti di turno del Consiglio Ue. Positivo il commento del commissario Ue agli Affari Economici Paolo Gentiloni secondo cui l’accordo è «una buona notizia per l’economia europea, il viaggio non è ancora finito. A gennaio noi dovremo passare alla fase successiva, quella dei triloghi e ho fiducia che lo stesso spirito di costruttivo e di compromesso che ci ha portato al risultato di successo di oggi ci guidi ad una positiva conclusione delle tappe finali».
Un iter non privo di ostacoli che ha caratterizzato una riunione in videoconferenza, anche se, come ha sottolineato su X il ministro delle Finanze tedesco, Christian Lindner, si tratta di regole «più realistiche ed efficaci allo stesso tempo. Combinano cifre chiare per deficit inferiori e rapporti debito/Pil in calo con incentivi per investimenti e riforme strutturali. La politica di stabilità è stata rafforzata». Di sostenibilità della riduzione del debito parla anche il ministro delle Finanze olandese, Sigrid Kaag «Per i Paesi Bassi è fondamentale che con questo accordo si proceda verso una riduzione del debito ambiziosa e sostenibile».
Non mancano le dichiarazioni di Parigi in particolare del ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire «Dopo due anni di negoziati abbiamo raggiunto un accordo storico a 27 sulle nuove regole del Patto di stabilità e crescita. Un’ottima notizia per la Francia e per l’Europa, perché garantirà la stabilità finanziaria e il buon andamento dei conti pubblici in tutta Europa negli anni a venire. Per la prima volta in 30 anni, questo Patto di stabilità riconosce l’importanza degli investimenti e delle riforme strutturali».
FOTO: Imagoeconomica