
I lavoratori non avanzano rivendicazioni salariali ma la richiesta di una contrattazione collettiva
I sindacati del nord Europa (danesi, finlandesi e norvegesi) di diversi settori sembrano aver solidarizzato con la classe operaia svedese che da qualche settimana sta combattendo contro Tesla per vedersi riconosciuti alcuni diritti di contrattazione collettiva. Nessuna rivendicazione salariale ma solo l’esplicita richiesta all’azienda di adeguarsi ad alcune normative nazionali.
Anche per questo motivo la società creata da Elon Musk (le cui opinioni sono notoriamente antisindacali) ha deciso di assumere un esperto di “politiche pubbliche dei paesi nordici” il cui ruolo sarà quello di garantire che i “quadri politici, normativi e fiscali” nei paesi nordici “supportino la missione di Tesla”.
Una strategia che nasce dalla volontà di garantire una soluzione a quella che sembra essere a tutti gli effetti una disputa la cui soluzione è ben lungi dall’arrivare di fronte al rifiuto di Tesla di firmare accordi di contrattazione collettiva. Disputa che si sta allargando a macchia d’olio anche attraverso scioperi di solidarietà lanciati dai lavoratori di diversi sindacati in Svezia e nell’intera zona della Scandinavia. Uno tra questi, quello delle società di spedizione che stanno bloccando l’invio di pezzi di ricambi e targhe dei veicoli all’azienda. Non solo, ma diversi fondi pensione hanno deciso di vendere le loro partecipazioni in Tesla.
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