
Il quotidiano analizza la separazione di rete e servizi del colosso italiano e ipotizza che potrebbe rappresentare un esempio per i competitor e favorire nuovi accordi
Secondo un’analisi del Financial Times, la scissione di Tim tra le attività della rete e i servizi potrebbe stimolare accordi in Europa e favorire il consolidamento in un settore delle telecomunicazioni frammentato.
«La separazione della rete dai servizi è un’opzione di ultima istanza qualcosa che nessun altro gruppo europeo ha mai fatto, ma ora i competitor potrebbero addirittura seguire l’esempio dividendo le loro attività – scrive il quotidiano -. La debolezza dei titoli europei delle telecomunicazioni riflette la loro frammentazione e il mancato allineamento tra i modelli di business delle aziende e l’evoluzione tecnologica in un contesto di minori ricavi e maggiore concorrenza, dicono gli analisti, secondo cui fusioni e acquisizioni sono l’unica via da seguire per risolvere il problema della bassa redditività e stimolare gli investimenti nella rete».
Il Financial Times ricorda un report di Citigroup del 2018 in cui si affermava che «il sostegno degli investitori al vecchio modello di business delle telecomunicazioni, centrato sulla monetizzazione del patrimonio infrastrutturale esistente attraverso l’integrazione verticale con servizi, potrebbe svanire», notando che da allora non è cambiato molto.
«Se il caso italiano dovesse aprire un dibattito più ampio anche tra i regolatori europei sulle necessità di consolidamento continentale – afferma l’FT – questo sarebbe il benvenuto, dicono gli esperti. Analisti e investitori sono stati critici nei confronti dell’ antitrust europeo per non essere favorevole agli accordi, ma si sta avvicinando la fine del mandato di cinque anni, con le elezioni del Parlamento europeo fissate per giugno. Dopotutto, l’Europa ha più di 100 operatori – alcuni sono filiali locali di gruppi più grandi – e questo è un numero enorme rispetto a Stati Uniti e Cina, dove il mercato è conteso da una manciata di aziende».
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(foto IMAGOECONOMICA)