
Nessuna frattura insanabile, quindi. La trattativa può essere recuperata. Intanto blitz dei carabinieri per possibili emissioni inquinanti
ArcelorMittal sarebbe pronto ad accettare la proposta del governo di diventare socio di minoranza in Acciaierie d’Italia, a patto però di “mantenere il controllo congiunto sull’azienda, anche a tutela degli investimenti fatti sinora”. Lo riportano alcune fonti secondo cui l’azienda sarebbe favorevole all’aumento di capitale da 320 milioni di euro, con cui l’esecutivo si proponeva di portare lo Stato al 66% del gruppo siderurgico tramite Invitalia. Operazione necessaria per garantire la continuità produttiva. Ma vuole che il controllo sulla governance resti condiviso al 50%, così come è adesso per Invitalia, che, pur essendo minoranza da un punto di vista azionario, ha appunto il 50 per cento dei diritti di voto.
All’indomani dell’incontro a palazzo Chigi che sembrava aver messo la parola fine alla trattativa tra lo Stato e la multinazionale franco-indiana sul futuro dell’ex Ilva, pare che da parte di ArcelorMittal “non c’è alcun disimpegno” nei confronti dell’azienda ma anzi “la disponibilità a trovare un punto d’incontro” con l’esecutivo.
Nessuna frattura insanabile, quindi. La trattativa può essere recuperata ma bisogna ancora lavorare per recuperare la situazione e dare risposte ai lavoratori soprattutto. Resta infatti ancora incerto il futuro per i 20 mila operai dell’azienda, mentre il governo ha stabilito nella legge di Bilancio, per le imprese di interesse strategico nazionale che hanno in corso piani di riorganizzazione aziendale con almeno 1.000 lavoratori dipendenti, un ulteriore periodo di cassa integrazione salariale straordinaria fino al 31 dicembre 2024. La norma dovrebbe riguardare anche i dipendenti di Acciaierie d’Italia. Al momento sono in cassa tre mila lavoratori di cui circa 2.500 a Taranto, dove prosegue il presidio degli autotrasportatori davanti alla portineria C dello stabilimento che chiedono il pagamento di fatture “scadute” denunciando ritardi “inaccettabili“.
Staremo a vedere ma si prospettano tempi lunghi.
Intanto questa mattina i carabinieri hanno eseguito un blitz nella fabbrica dell’ex Ilva di Taranto, per acquisire la documentazione necessaria alla Procura in relazione all’inchiesta su possibili emissioni inquinanti. Negli ultimi mesi, infatti, sono stati registrati diversi picchi periodici di benzene, anche se non è stato superato il valore soglia fissato dalla norma.
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