
Il candidato ad assumere la presidenza dell’Inps è stato audito in Senato: “Tra il 2019 e il 2050 crescerà la popolazione over 65 e questo fa pensare. Lavorare per invertire tendenza”
«Gli over 80 assorbono il 30% della popolazione che percepisce una prestazione Inps e sono in via di crescita” ha detto Gabriele Fava nel corso dell’audizione al Senato sulla proposta della sua nomina a presidente dell’Inps. Non solo: “Tra il 2019 e il 2050 crescerà la popolazione over 65 e questo fa pensare. Su questo, laddove avrò il piacere, l’onore e il privilegio di guidare l’ente, bisognerà lavorare per invertire questa tendenza e trovare le soluzioni migliori per rendere il sistema sostenibile».
«Più puntiamo sulle politiche attive del lavoro più riusciremo ad arrivare a un sistema pensionistico sostenibile. Più cresce l’occupazione, più crescono i salari – ha detto Fava – più contribuenti avremo, più contributi avremo e questo potrebbe essere una buona via per arrivare un sistema pensionistico sostenibile».
I numeri Inps parlano chiaro: dopo un trend positivo avviatosi nel 2009 e proseguito in modo costante fino al 2018, per effetto delle ultime riforme previdenziali che hanno innalzato gradualmente requisiti anagrafici e contributivi, il numero di pensionati è di nuovo in risalita.
I percettori di assegno pensionistico sono 16.131.414 nel 2022 a fronte dei 16.098.748 nel 2021 e dei 16.004.503 del 2018, anno in cui si era toccato il valore più basso di sempre. Un incremento, sottolinea il rapporto di Itinerari Previdenziali, ascrivibile, nonostante le pur numerose cancellazioni di prestazioni in pagamento da 35 anni e più, alle molteplici vie d’uscita in deroga alla Fornero introdotte dal 2014 in poi e culminate negli ultimi anni con l’approvazione prima di quota 100 nel 2019 e a seguire di quota 102.
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Cresce poi anche il tasso di pensionamento grezzo rilevato dalla pubblicazione: su 3,65 residenti italiani almeno uno è pensionato, dato obiettivamente molto elevato se si tiene conto che il picco dell’invecchiamento della popolazione verrà toccato nel 2045. Lo studio rileva un aumento di 32.666 pensionati rispetto al 2021 (+0,20% in più in termini di variazione percentuale), con gli uomini che salgono di 27.136 unità e le donne pensionate che incrementano invece il loro numero, nel confronto con la precedente rilevazione, di sole 5.530 unità (erano aumentate di oltre 20mila unità tra il 2020 e il 2021).
Un trend al ribasso che può essere interpretato come la non immediata conseguenza dell’inasprimento dei requisiti avvenuto con la riforma del 2012 e, in particolare, dell’equiparazione tra i generi dell’età pensionabile a partire dal 2018. Degli oltre 16 milioni di pensionati il 51,7% è rappresentato da donne, tra l’altro destinatarie dell’87% del totale delle pensioni di reversibilità (con quote della pensione diretta del dante causa variabili tra il 60% e il 30%, in base al reddito del superstite). Per quanto riguarda il numero di prestazioni pensionistiche al 2022 ne risultano in pagamento 22.772.004 (+0,06% rispetto al 2021 pari a 13.207 trattamenti). Si tratta di 17.710.006 prestazioni erogate nella tipologia Ivs, cui vanno aggiunte 4.420.837 pensioni assistenziali Inps e 641.161 prestazioni indennitarie dell’Inail.
Rispetto al precedente rapporto calano le prestazioni Ivs così come quelle indennitarie, ma crescono quelle di natura assistenziale (+0,95%), cui va quindi principalmente imputato l’aumento complessivo dei trattamenti somministrati. Una tendenza che trova conferma anche nell’analisi di lungo corso condotta dal centro studi. Nel periodo compreso tra il 2008 e il 2022 si rileva una diminuzione di ben 935.291 prestazioni, cui ha contribuito però soprattutto l’andamento di pensioni Ivs (-4,92%) e prestazioni indennitarie (-32,60%).
In controtendenza invece i trattamenti assistenziali, cresciuti del 7,06% (pari a 291.453 unità) nello stesso arco temporale. Nonostante ciò, in media ogni pensionato riceve 1,411 prestazioni, il livello più basso dal 2006. E’ in pagamento una prestazione ogni 2,584 abitanti, vale a dire circa una per famiglia. Tenuto conto della riduzione della popolazione residente (-179.133), anche questo valore è in calo rispetto alle ultime rilevazioni, ma salirebbe invece a una prestazione ogni 2,1 abitanti considerando nel computo anche di reddito di cittadinanza e trattamenti assistenziali erogati dagli enti locali.
(foto SHUTTERSTOCK)