
Di fronte alla chiusura degli sportelli gli italiani usano l’online ma fino ad un certo punto
Sono sempre di più gli istituti finanziari che, di fronte all’avanzata dei servizi di home banking hanno deciso di tagliare gli sportelli delle rispettive filiali. Ma di fronte a questa potenziale mancanza gli italiani rispondono con un cambio di preferenza, nello specifico verso lo sportello postale. La conferma arriva da una ricerca Uilca presentata al Cnel e dalla quale si nota che un cliente su 4 “utilizzerebbe i servizi della banca on line” anche se, per gli investimenti, 7 persone su 10 preferiscono le filiali bancarie. UN problema che è molto più ampio di quanto si possa credere. Infatti allo spopolamento dei piccoli comuni si associa anche la progressiva desertificazione bancaria. Ma dalla stessa ricerca emerge che in caso di chiusura della filiale bancaria il 48,5% degli intervistati “si recherebbe in un’altra filiale bancaria”, il 18,3% “in un ufficio postale” e il 25,4% “utilizzerebbe i servizi della banca on line”.
Un processo evidente dai numeri resi noti da Uilca e che denunciano, nel periodo che va dal 2018 al 202, un calo pari al 10,9% del numero dei comuni serviti da banche. Secondo l’ultimo rapporto annuale Abi Lab, quella cui ci si trova davanti è una vera e propria rivoluzione sociale. Infatti nel 2022 «i clienti attivi su Mobile Banking crescono del 13,1% mentre quelli che operano tramite Internet Banking da Portale Web del 3,3%. A trainare la tendenza i clienti che accedono al Mobile Banking da smartphone con l’app (applicazione), che negli ultimi 5 anni (tra il 2018 e il 2022) sono quasi raddoppiati. In crescita del 25% anche il volume di operazioni dispositive su Mobile Banking: tra queste, bonifici e giroconti +31,8%». Per questo motivo la ricerca riconosce che in Italia c’è stato un «cambiamento sociodemografico ed economico» riconoscendo che «dove non c’è uno sportello bancario o postale, in 9 casi su 10 manca anche una farmacia, è rara la presenza di una stazione ferroviaria, 3 comuni su 5 non hanno una tabaccheria» come afferma il vicedirettore generale vicario dell’Abi, Gianfranco Torriero.
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